Mantis, il gambero di mantide, è noto per la sua vista incredibile; nel nostro caso, non si tratta di un crostaceo sottomarino ma di un mini-satellite spaziale, il Monitoring Activity from Nearby sTars with uv Imaging and Spectroscopy (Mantis), in grado di osservare nell’intera gamma di luce ultravioletta.

La missione è stata appena selezionata dalla Nasa per contribuire, con il telescopio Webb, allo studio delle atmosfere degli esopianeti e comprendere le condizioni di abitabilità.

Il cubesat sarà progettato e costruito presso il Laboratorio di fisica dell’atmosfera e dello spazio (Lasp) presso l’Università del Colorado Boulder in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e la Pennsylvania State University. Il lancio è previsto per il 2026.

Montati su un dispositivo grande quanto un tostapane, ci saranno due telescopi ad alta tecnologia: uno per osservare la radiazione ultravioletta a bassa energia, l’altro per raccogliere la luce ultravioletta estrema (Euv). L’originalità di Mantis sta proprio nella sua capacità di osservare questa forma di radiazione particolarmente energetica. «Osserveremo stelle di tutti i tipi, per massa ed età – ha detto Briana Indahl, ricercatrice principale per la missione Mantis – Vogliamo capire in che modo questo flusso di luce Euv proveniente dalle stelle influisce sulle atmosfere dei pianeti e persino sulla loro abitabilità».

Una stella, infatti, può emettere questa radiazione con esplosioni potenti anche di breve durata e consumare l’atmosfera dei pianeti che le orbitano intorno precludendo la possibilità di vita.

Il veicolo spaziale si basa sulla tecnologia di altri due cubesat progettati dallo stesso gruppo di lavoro: il Colorado Ultraviolet Transit Experiment (Cute), lanciato nel 2021, e il Supernova Remnants and Proxies for ReIonization Testbed Experiment (Sprite) il cui lancio è previsto per il prossimo anno.

 

Riproduzione artistica del cubesat Mantis – Crediti: Dana Chafetz