Hanno dimensioni comprese tra quelle della Terra e di Nettuno, dovrebbero essere ricchi di acqua e rappresentano ancora un rebus per gli studiosi: sono gli esopianeti classificati come mini-Nettuno (o sub-Nettuno), piuttosto comuni nella nostra galassia ma non presenti nel Sistema Solare.

Gli scienziati, però, sono riusciti a scoprire qualche dettaglio in più su questi elusivi corpi celesti grazie alla sensibilità dello ‘sguardo’ del Webb. Il telescopio Nasa-Esa-Csa, infatti, ha puntato il suo strumento Miri (Mid-InfraRed Instrument) su Gj 1214 b, un mini-Nettuno scoperto nel 2009. I risultati dell’indagine sono stati pubblicati su Nature (articolo: “A reflective, metal-rich atmosphere for Gj 1214b from its JWST phase curve”); lo studio, condotto da un ampio team internazionale, è stato coordinato dal Dipartimento di Astronomia dell’Università del Maryland.

Il pianeta orbita intorno a Gliese 1214, una stella nana rossa della costellazione dell’Ofiuco, e sinora era risultato di difficile osservazione sia perché altamente riflettente, sia a causa di un’atmosfera densa e carica di vapore acqueo. In pratica, questo mondo lontano è completamente avvolto da una sorta di foschia o da una spessa coltre di nubi e, per riuscire a vincere una barriera di questo genere, il gruppo di lavoro ha seguito una metodologia diversa: gli astronomi non si sono limitati a raccogliere i dati sul pianeta durante il transito davanti alla stella, ma lo hanno seguito per quasi tutta la sua orbita.

Grazie alla sensibilità di Miri, il team è riuscito a creare una ‘mappa’ del calore di Gj 1214 b da cui desumere informazioni utili sui suoi due ‘volti’ (quello illuminato e quello al buio) e sulla composizione della sua atmosfera. Il mini-Nettuno, che compie un’orbita in poco più di 1 giorno e mezzo, è troppo caldo per poter ospitare acqua liquida e presenta una forte escursione termica tra i suoi due versanti; la temperatura, infatti, dai 279°C del lato esposto alla stella scende a 165°C su quello perennemente immerso nell’oscurità. Un calo di questa entità – sostengono gli studiosi – è possibile solamente in un’atmosfera costituita da molecole pesanti, come quelle dell’acqua o del metano; l’atmosfera dell’esopianeta, quindi, non è composta solo dall’idrogeno.

Di conseguenza, gli studiosi ritengono che Gj 1214 b non abbia un’atmosfera primordiale; quella attuale non rispecchierebbe la composizione della stella ospite. Il mini-Nettuno, quindi, potrebbe aver perduto parecchio idrogeno nel corso del tempo oppure si è formato partendo da elementi più pesanti. Inoltre, il pianeta, sebbene sia bollente per gli standard umani, è più fresco di quanto si pensasse; gli autori del saggio ritengono che ciò sia dovuto all’insolito scintillio della sua atmosfera, che riflette in buona parte la luce della stella.

Gli studiosi hanno ipotizzato che Gj 1214 b si possa essere formato in un’altra zona dello spazio e che poi si sia spostato gradualmente nell’attuale collocazione. Saranno necessarie, però, ulteriori osservazioni per definire al meglio l’identikit di questo mini-Nettuno, non più misterioso come un tempo.

In alto: elaborazione artistica del mini-Nettuno Gj 1214 b avvolto dalla foschia (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/R. Hurt-Ipac)