Sono state costrette a ‘fare i bagagli’ e, nel caso in cui riescano a sopravvivere alla fase iniziale dell’esilio, vagabondano lungo orbite eccentriche sino a dar vita ad un nuovo genere di pianeta, definito ‘ploonet’: sono le esolune, oggetti celesti ancora poco conosciuti e al centro di un nuovo studio di prossima pubblicazione su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (articolo: “Ploonets: formation, evolution, and detectability of tidally detached exomoons” – disponibile in anteprima sulla piattaforma arxiv.org). La ricerca, svolta da un gruppo di astronomi sudamericani e australiani, è stata coordinata dall’Università di Antioquia, Colombia, e si è basata soprattutto su simulazioni informatiche; gli autori ritengono che le esolune cacciate via dai loro pianeti di riferimento possano spiegare vari fenomeni astronomici.

I modelli utilizzati hanno contemplato lune formatesi intorno a esopianeti gassosi e di stazza extra large (ovvero la categoria degli Hot Jupiter) e hanno previsto la possibilità di una loro espulsione, connessa alle complesse interazioni gravitazionali tra i corpi celesti presenti nel sistema: le esolune, infatti, verrebbero esiliate quando cambia il momento angolare tra di esse, i loro pianeti e le stelle ospiti. Ad attenderle, un destino non proprio favorevole: una buona metà, infatti, non riuscirebbe a sopravvivere alle collisioni con il pianeta o la stella. Tuttavia, per le superstiti si potrebbe schiudere un nuovo scenario, caratterizzato da uno status diverso, quello di ploonet; il termine, che deriva dalla fusione delle parole moon e planet, designa un nuovo tipo di corpo celeste, vale a dire una ex luna che diventa un embrione di pianeta o addirittura un pianeta a pieno titolo e inizia ad orbitare intorno alla stella ospite seguendo un tracciato eccentrico (come quello di Plutone).

L’esistenza dei ploonet potrebbe chiarire come mai le esolune siano così sfuggenti: se individuate dopo l’espulsione, si presenterebbero come pianeti veri e propri e non più come satelliti naturali. Secondo gli studiosi, questa teoria troverebbe conferma nel fatto che finora è stata confermata l’esistenza di oltre 4mila esopianeti, ma non delle loro lune; nella vasta messe di pianeti extrasolari potrebbero quindi trovarsi delle ex lune. Con i ploonet si potrebbero spiegare anche altri fenomeni: ad esempio, i cali di luce in certi astri come Kic 8462852 (la celebre ‘stella di Tabby’), le ipotetiche tracce esocometarie notate intorno alle sue colleghe Kic 12557548 e Kic 3542116 e l’apparente cannibalismo di alcune stelle. L’esistenza dei ploonet, al momento, è solo teorica: nessuno di essi è stato osservato, anche perché gli studiosi ritengono che la loro vita sia piuttosto breve, in termini astronomici. La loro esistenza, condizionata da collisioni ed altri eventi drammatici all’interno del loro sistema planetario, dovrebbe durare al massimo un milione di anni.