Hanno sulle spalle secoli e secoli di storia, e costituiscono un patrimonio inestimabile non solo per il loro ruolo nell’assorbimento dell’anidride carbonica, ma anche perché proteggono la biodiversità e sostengono le economie locali: sono gli alberi appartenenti ad antiche foreste – un tempo molto diffuse sul territorio del Nord America – che sono riusciti ad arrivare fino ai nostri giorni.
Questi ‘vegliardi vegetali’ sono tenuti sotto stretto controllo, effettuato sia in loco che dallo spazio. Tra le missioni spaziali in grado di vegliare sulle coperture boschive vi è Gedi (Global Ecosystem Dynamics Investigation), progetto congiunto della Nasa e dell’Università del Maryland. Si tratta di uno strumento installato sul modulo Jem-ef (Japanese Experiment Module – Exposed Facility), all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale.
Gedi, lanciato il 5 dicembre 2018, è uno strumento lidar che svolge le sue attività osservative tramite impulsi laser e il cui principale compito scientifico è misurare in che modo la deforestazione possa aver contribuito alle concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Al momento Gedi si sta godendo un periodo di ‘vacanza’, in attesa di riprendere nel 2024; tuttavia, negli oltre 4 anni di osservazioni svolte sinora, ha raccolto dati preziosi su boschi e foreste a livello globale.
Una parte del suo operato si è concentrata appunto sugli alberi centenari degli Stati Uniti, come parte di un ampio lavoro di censimento dello U.s. Forest Service che ha preso il via nel 2022 in occasione della Giornata della Terra; questa ricorrenza, nata nel 1970, viene celebrata il 22 aprile di ogni anno per sensibilizzare il grande pubblico sulla necessità di salvaguardare le risorse naturali del nostro pianeta. Proprio alla vigilia dell’edizione 2023 della Giornata, la Nasa ha fornito un aggiornamento su questo monitoraggio, documentato anche da due brevi video che illustrano la situazione degli alberi antichi (video n. 1 – video n. 2)
Gedi è in grado di ‘sbirciare’ al di sotto delle coperture verdi delle foreste tropicali e temperate; inoltre, registrando il modo in cui i suoi impulsi laser sono riflessi dal terreno e dalle piante a differenti altezze, lo strumento effettua misurazioni dettagliate della struttura tridimensionale degli alberi e può stimarne anche peso e altezza.
In passato, i nemici principali di queste foreste sono stati lo sfruttamento eccessivo per l’industria del legno e la diffusione di insetti che hanno dato luogo a patologie invasive. Ora, dai dati di Gedi emerge che gli alberi sopravvissuti devono fronteggiare una nuova generazione di minacce, connesse in primis alla crisi climatica: siccità, sbalzi di temperatura, precipitazioni sovrabbondanti e incendi. Le essenze arboree oggetto del monitoraggio sono state svariate, dagli aceri alle gigantesche sequoie, passando per cedri, ginepri e frassini.
«Questo progetto ci sta sfidando a compiere davvero un passo indietro – ha affermato Marin Palmer dello U.s. Forest Service, uno dei ricercatori coinvolti nel monitoraggio – e a riflettere sul motivo per cui queste foreste antiche sono importanti per noi e su come possiamo essere più proattivi nel gestire i problemi che devono affrontare».
In alto: un frame di uno dei video realizzati con i dati di Gedi per illustrare lo stato della copertura boschiva (Crediti: Nasa Goddard Spaceflight Center)