Grazie ai dati del satellite Gaia di Esa, gli astronomi hanno scoperto più di 1.100 nuovi ammassi stellari della Via Lattea, incrementando così in modo significativo il numero dei sistemi conosciuti tra queste strutture, considerate i pilastri della nostra galassia.

La ricerca, sottoposta alla rivista The Astrophysical Journal Supplement e ancora in fase di pubblicazione, ha osservato la Via Lattea attraverso uno sguardo più ampio rispetto a precedenti indagini, limitate al disco galattico, e spingendosi fino a 16.000 anni luce, la massima distanza di osservazione possibile entro la quale la missione europea garantisce un’elevate precisione.

Gli ammassi stellari, ossia gruppi densi di stelle legate gravitazionalmente, sono componenti critici della struttura di ogni galassia. Tuttavia, all’interno della Via Lattea conosciamo ancora oggi solo una minima parte di questi sistemi: in base alla struttura della nostra galassia, infatti, gli astronomi ritengono ci debbano essere fino a 100.000 ammassi stellari di cui, però, ne abbiamo osservati solo 7.000.

Ora, un nuovo lavoro guidato dall’Università di Guangzhou lima questa discrepanza, catalogando 1.179 nuovi ammassi stellari della Via Lattea grazie a un’approfondita analisi del database Gaia DR3: questo è il terzo catalogo rilasciato dal satellite Esa e riunisce i dati raccolti tra il 2014 e il 2017, fornendo informazioni su circa 2 miliardi di sorgenti osservate, principalmente stelle della nostra galassia. La missione Esa vede l’importante contributo italiano.

Gaia è il più abile ‘cacciatore’ di ammassi stellari della Via Lattea. Missione operativa dal 2013, prima di questa erano conosciuti solo 1.200 ammassi stellari nella nostra galassia. Grazie al secondo catalogo della missione Esa, sono stati svelati 4.000 nuovi esemplari a cui si sono aggiunti, in seguito, ulteriori 1600 ammassi: questi sono stati scovati da un primo lavoro basato anch’esso sul database Gaia DR3.

Tutti gli ammassi scoperti finora dalla missione Esa sono stati individuati, però, attraverso uno sguardo sulla Via Lattea limitato alla parte centrale del disco galattico, ossia la regione nella quale si concentra la grande maggioranza delle stelle.
La nuova ricerca ha, invece, rintracciato i 1.179 candidati ammassi stellari spingendosi a latitudini galattiche più elevate e a distanze maggiori rispetto alle precedenti indagini.

Questa estensione della regione di ‘caccia’ degli ammassi è stata resa possibile da una serie di algoritmi con i quali i ricercatori hanno ordinato e catalogato i nuovi dati ottenuti. Questi sono stati in seguito confermati attraverso un controllo visivo effettuato dagli stessi astronomi.

Col nuovo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati Gaia DR3 che andavano ben oltre i 20 gradi di latitudine galattica e spingendosi fino a 16.000 anni luce. Questa distanza, limite entro il quale la missione Esa opera ancora con la massima accuratezza, rappresenta tuttavia solo un piccolo passo rispetto alle dimensioni complessive della Via Lattea. Uno squilibrio che fa pensare ai ricercatori che ci siano sicuramente molti altri ammassi stellari ancora da dover scovare nella nostra galassia, una sfida che Gaia o i suoi successori dovranno affrontare nei prossimi anni.

«Le misure ad altissima precisione su miliardi di stelle ottenuti da Gaia, ed in particolare lo studio dei dati di Gaia DR3, il nuovo catalogo della missione Esa, rappresentano una grande fonte di informazioni per la comunità scientifica che può e potrà utilizzarli in molti modi per studiare la nostra galassia per molti anni a venire», afferma Cristina Leto, Responsabile Programma Asi per la missione Gaia.

Immagine in evidenza: una vista di NGC 265 e NGC 290, due ammassi stellari nella Piccola Nube di Magellano, ripresi da Hubble. Crediti: Nasa / Esa / Stsi