Un mondo in cui mari e continenti erano ricoperti di ghiaccio in massima parte: secondo la teoria della ‘palla di neve’ (Snowball Earth), la Terra del periodo marinoano (650 milioni di anni fa) doveva essere molto simile a Hoth, il pianeta ghiacciato della celebre saga di Star Wars.

Questa ipotesi si fonda, tra l’altro, su tracce geologiche lasciate dagli antichi ghiacciai vicino all’Equatore: da esse gli studiosi hanno dedotto che in quell’epoca remota la temperatura della Terra si doveva essere abbassata in maniera così drastica da aver prodotto appunto una vasta copertura glaciale.

L’effettiva ampiezza di questa coltre è stata al centro di lunghi dibattiti: infatti, alcuni scienziati ritengono che vi fossero delle aree in cui il mare non si era ghiacciato e dove avrebbero potuto svilupparsi forme di vita. Una nuova ricerca di Nature Communications (articolo: “Mid-latitudinal habitable environment for marine eukaryotes during the waning stage of the Marinoan snowball glaciation”) segue questo filone, aggiungendovi ulteriori dettagli; l’indagine è stata svolta da un gruppo internazionale di studiosi, coordinato dalla Scuola di Scienze della Terra dell’Università di Geoscienze di Wuhan (Cina).

Gli autori del saggio, infatti, sono convinti che queste aree libere dal ghiaccio sarebbero esistite molto più a nord di quanto ritenuto in precedenza: quindi, vi sarebbe stata non solo una sorta di ‘cintura’ nelle regioni peri-equatoriali ma anche delle ‘pozze’ a paleolatitudini centro-settentrionali. La loro affermazione si basa su un sottile strato di shale, ovvero un tipo di roccia sedimentaria costituita da fango e frammenti di vari minerali tra cui quelli argillosi.

Questa roccia, di colore scuro, fa parte della formazione di Nantuo (in Cina meridionale) e sarebbe stata sommersa dal mare durante il periodo marinoano: rappresenta, quindi, una sorta di ‘archivio’ delle condizioni in cui si trovava l’oceano in quel periodo. Analizzando i livelli di elementi come il ferro e la presenza di azoto, gli scienziati hanno potuto dedurre se l’ossigeno fosse stato in grado di insinuarsi nell’oceano e se l’azoto fosse stato prodotto da forme di vita.

Il gruppo di lavoro, che è stato impegnato per 4 anni nella ricerca, si è basato anche sui dati di altri siti geologici, che spaziano dall’Australia al Brasile; dall’indagine complessiva emerge che la vita poteva essere in grado di attecchire in queste aree libere dal ghiaccio. Queste pozze, secondo gli studiosi, avrebbero potuto dare un contributo alla ripresa della biosfera al termine dell’era glaciale.

Gli scienziati ritengono che la loro ricerca apra nuovi scenari per quanto riguarda l’approfondimento dell’antico clima della Terra e l’evoluzione della vita nei millenni. Ma non solo. «Lo studio fornisce anche informazioni su come la vita è stata in grado di resistere a eventi climatici estremi – ha affermato Huyue Song, primo autore dell’articolo – un argomento che diventerà di crescente rilevanza con l’intensificarsi dell’attuale cambiamento climatico».

In alto: modello della Terra nelle condizioni climatiche descritte dallo studio (Crediti: H. Song)