Su Marte è possibile riscontrare la presenza di acqua, forse recente e nei pressi dell’equatore, nell’area orientale della regione Noctis Labyrinthus.
L’annuncio sensazionale è stato presentato da scienziati del Seti alla 54° conferenza “Lunar and Planetary Science”, in corso a The Woodlands, in Texas.
Si tratta del residuo di un ghiacciaio, il cui deposito fa supporre una presenza di ghiaccio a basse profondità nell’area dell’equatore marziano. La scoperta potrebbe avere implicazioni significative per la futura esplorazione umana.
Le Light-Toned Deposits (Ltds), cioè i depositi composti prevalentemente da sali di solfato di colore chiaro, mostrano alcune tipiche caratteristiche di un ghiacciaio, inclusi campi di crepacci e cumuli di sedimenti morenici.
Si stima che il ghiacciaio sia lungo 6 chilometri e largo fino a 4 chilometri, con un’elevazione della superficie compresa tra +1,3 e +1,7 chilometri. Questa scoperta suggerisce che la storia recente di Marte potrebbe essere stata più ‘acquosa’ di quanto si pensasse in precedenza, con implicazioni per la comprensione dell’abitabilità del pianeta.
«Quello che abbiamo trovato non è ghiaccio, ma un deposito di sale con le caratteristiche morfologiche dettagliate di un ghiacciaio. Pensiamo che il sale si sia formato in cima a un ghiacciaio, preservando la forma del ghiaccio sottostante, fino a dettagli come campi di crepacci e cumuli morenici», ha affermato Pascal Lee, scienziato planetario del Seti Institute e del Mars Institute, autore principale dello studio.
La ricerca collega la presenza di ghiacciai a materiali vulcanici che, entrando a contatto tra loro, hanno provocato reazioni chimiche tali da generare uno strato indurito di sali di solfato. «Questa è la spiegazione più probabile per i solfati idrati e idrossilati che osserviamo in questo deposito con chiazze dai toni chiari», spiega Sourabh Shubham, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze dell’Università del Maryland Geology, e coautore dello studio.
Nel tempo l’erosione ha rimosso i residui vulcanici di copertura, lasciando in vista lo strato crostoso di solfati che rispecchia il ghiaccio della coltre sottostante, con le caratteristiche uniche di queste strutture geologiche, ovvero i crepacci e i sedimenti morenici.
«Sappiamo che l’attività glaciale su Marte si è manifestatata in molti luoghi: persino nei pressi dell’equatore, in un passato più lontano e a latitudini più elevate. Un ghiacciaio relativamente giovane in questa posizione, ci dice che su Marte è presente il ghiaccio superficiale di recente formazione, anche vicino all’equatore, e questa è una novità», conferma Lee.
Lee e il suo team sono a conoscenza delle diverse ricerche condotte da varie sonde, tra cui le misurazioni effettuate dal radar Marsis (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding) montato a bordo della sonda Esa Mars Express. Lo scorso gennaio, un team di ricercatori italiani di Inaf, Asi e Università di Roma Tre ha pubblicato i risultati di una serie di nuove misure di laboratorio presso il Dipartimento di Matematica e Fisica di Roma Tre. I risultati sono stati pubblicati nell’articolo ‘Assessing the role of clay and salts on the origin of Marsis basal bright reflections’, pubblicato su Earth and Planetary Science Letters, dove si conferma la presenza di acqua liquida sotto i ghiacci polari di Marte.
In apertura: immagine composita in falsi colori di residui di un ghiacciaio vicino all’equatore di Marte, ottenuto con strumenti di rilevazione di Nasa (Mro HiRise) e Crism. Crediti: Pascal Lee