Messier 92, ammasso globulare a 27.000 anni luce di distanza e nell’alone della Via Lattea, è stata osservata dal WEBB per un’ora circa, il 20 giugno del 2022.
Si tratta delle primissime osservazioni scientifiche intraprese da Webb inserite nel programma 1334 Early Release Science (ERS), uno dei 13 programmi progettati per aiutare gli astronomi a capire come utilizzare Webb e sfruttare al meglio le sue capacità scientifiche.
Tra gli scienziati, anche Matteo Correnti dell’Agenzia Spaziale Italiana, e precedentemente scientist per lo strumentoNear Infrared Camera – NIRCam, il principale imager di WEBB.
Anche Alessandro Savino dell’Università della California, Berkeley, Roger Cohen della Rutgers University e Andy Dolphin di Raytheon Technologie, compongono, con compiti diversi, il team di scienziati coinvolti nel progetto sperimentale, con l’obiettivo di affinare le potenzialità di osservazione del WEBB e a beneficio di tutta la comunità scientifica.
«Il programma 1334 studia grandi gruppi di stelle come M92, che è un classico ammasso stellare, tanto denso da consentire a Webb di mettersi alla prova e individuare le singole stelle del sistema. Questi ammassi, per decenni sono stati un punto di riferimento primario per capire come funzionano le stelle e come si evolvono. Messier 92 è uno dei nostri riferimenti negli studi sull’evoluzione stellare e sui sistemi stellari», afferma Savino.
«L’Early Release Science mira ad affinare la nostra comprensione delle potenzialità del telescopio, per migliorare la calibrazione e i dati che condividiamo con altri astronomi per progetti simili. M92 è importante è perché è uno dei più antichi ammassi globulari della Via Lattea, se non il più antico. Pensiamo che M92 abbia tra i 12 e i 13 miliardi di anni. Contiene alcune delle stelle più antiche che possiamo trovare, o almeno che possiamo risolvere e caratterizzare bene. Possiamo usare ammassi vicini come questo come traccianti dell’antichissimo universo.» precisa Correnti.
Secondo Roger Cohen la scelta di M92 è legata anche alla sua densità. Il centro dell’ammasso è migliaia di volte più denso della regione attorno al Sole.
«Una delle risorse chiave che abbiamo sviluppato e messo a disposizione della comunità astronomica è qualcosa chiamato modulo DOLPHOT NIRCam. Funziona con un software esistente utilizzato per rilevare e misurare automaticamente la luminosità di stelle e altri oggetti irrisolti. Questo è stato sviluppato per le fotocamere su Hubble. L’aggiunta di questo modulo per NIRCam, così come uno per NIRISS, un altro degli strumenti di Webb, consente agli astronomi la stessa procedura di analisi che conoscono da Hubble, con l’ulteriore vantaggio di poter ora analizzare i dati di Hubble e Webb in un unico passaggio per combinarli – cataloghi stellari del telescopio», conclude Andy Dolphin.
In apertura: Immagine dell’ammasso globulare M92 catturata dallo strumento NIRCam del James Webb Space Telescope. Questa immagine è composta da quattro esposizioni utilizzando quattro diversi filtri: F090W (0,9 micron) è mostrato in blu; F150W (1,5 micron) in ciano; F277W (2,77 micron) in giallo; e F444W (4,44 micron) in rosso. La striscia nera al centro è un chip gap, il risultato della separazione tra i due rilevatori a lunghezza d’onda lunga di NIRCam. Il divario copre il centro denso dell’ammasso, che è troppo luminoso per essere catturato contemporaneamente alla periferia più debole e meno densa dell’ammasso. L’immagine ha un diametro di circa 5 minuti d’arco (39 anni luce). Scarica l’immagine a piena risoluzione di M92 dalla Resource Gallery presso lo Space Telescope Science Institute. Credito immagine: NASA, ESA, CSA, A. Pagan (STScI).