I cambiamenti climatici influenzano sensibilmente il nostro pianeta, e gli scienziati studiano sempre più nel dettaglio gli effetti del clima sugli ecosistemi terrestri.
Eppure fino ad oggi il meteo non era mai stato considerato come fattore rilevante rispetto allo sviluppo stesso della nostra specie: le teorie alla base dell’evoluzionismo si fondano per lo più sui fattori biologici, molto meno su quelli ambientali.
Ora un nuovo studio ribalta questa prospettiva, affermando che il clima avrebbe contribuito in modo determinante al passaggio dall’età della pietra verso l’Homo sapiens.
L’articolo afferma in particolare che un clima progressivamente sempre più secco, costellato da momenti variabili di umidità, avrebbe accelerato la transizione dai nostri antenati ominidi verso umani anatomicamente moderni.
Questa teoria, pubblicata oggi su Proceedings of the National Academy of Science (Pnas), è stata messa a punto a partire dall’analisi di un ricco deposito archeologico di fossili umani situato nell’Africa orientale.
Si tratta del primo studio in grado di fornire un contesto ambientale coerente ai diversi reperti archeologici trovati nella zona.
La ricerca si è basata su una serie di campioni raccolti dal lago Magadi, in Kenya, nell’ambito dell’Hominin Sites and Paleolakes Drilling Project, coordinato dall’Università dell’Arizona.
L’analisi dei campioni ha rivelato una tendenza all’aridificazione iniziata nella zona circa 575mila anni fa: questo cambiamento, mai documentato prima nell’Africa orientale, corrisponderebbe a una forte estinzione della fauna e a una conseguente trasformazione degli strumenti in pietra ritrovati nelle regioni adiacenti.
In altri termini, il brusco cambiamento climatico avrebbe premuto sull’acceleratore dell’evoluzione umana, come afferma il leader dello studio Richard Owen, dell’Hong Kong Baptist University: “La maggior parte delle prove dell’evoluzione umana sono state raccolte in questa zona, ma fino ad oggi mancava un legame tra quei reperti e i dati ambientali. C’era un salto tra i ritrovamenti del Paleolitico e quelli del Mesolitico: i nostri risultati riempiono questo gap con un fattore climatico.”