L’asteroide Dimorphos sta rilasciando nello spazio due code di polvere gemelle, a seguito dell’impatto con la sonda Dart: è quanto mostra l’ultima immagine rilasciata da Hubble, telescopio spaziale che sta monitorando l’oggetto cosmico colpito nel primo test di difesa planetaria, la Dart Mission di Nasa.
La prima storica collisione tra una sonda e un asteroide è andata in scena lo scorso 26 settembre a 12 milioni di chilometri dalla Terra.
Successivamente allo scontro tra Dart e Dimorphos, Hubble ha effettuato 18 osservazioni del sistema binario composto dall’asteroide maggiore Didymos e il bersaglio Dimorphos.

Lo scopo di queste osservazioni è, infatti, quello di testimoniare le conseguenze postume all’impatto cosmico, fornendo agli scienziati un quadro più completo di come si sia evoluta nel tempo la nube di detriti del sistema, conseguenza dello scontro con Dart.
L’indagine ripetuta di Hubble rivela, come previsto, che il materiale espulso si è espanso e ha perso luminosità con il passare del tempo, testimoniando tuttavia uno sviluppo inaspettato: la formazione di una doppia coda. Questo è un fenomeno comunemente osservato nelle comete e negli asteroidi attivi, cioè che mostrano le caratteristiche morfologiche di una cometa, ossia la chioma e la coda.

In base alle osservazioni effettuate da Hubble, la coda gemella di Dimorphos, che nell’immagine è visibile più in alto, dovrebbe essere comparsa tra il 2 e l’8 ottobre.
La relazione tra la doppia coda e le altre caratteristiche della nube di polvere espulsa non è ancora chiara, rivelandosi un quesito su cui il team di Nasa dovrà investigare.
I dati derivati dallo sguardo puntato di Hubble aiuteranno gli scienziati a identificare nei prossimi mesi i diversi possibili scenari, nel tentativo di comprendere come si sia sviluppata la seconda coda.

Conoscere a fondo la natura e il comportamento della nube di detriti è infatti la chiave per misurare con maggiore cura quanto si sia modificata l’orbita di Dimorphos.
Dalle osservazioni post-impatto di diversi telescopi terrestri, Nasa ha infatti confermato, lo scorso 11 ottobre, che Dimorphos ha accorciato di circa 32 minuti il suo periodo orbitale intorno a Didymos. Una stima che soffre però di un’approssimazione di circa due minuti.
Per limitare sempre più l’incertezza di questa misura, è necessario raccogliere più informazioni possibili sulla natura del materiale espulso, dunque sulla composizione e sulla struttura di Dimorphos.

Ecco perché, al fianco di osservatori a Terra o in orbita terrestre, è fondamentale la preziosa testimonianza del nanosatellite LiciaCube che ha documentato l’impatto in prossimità e negli istanti in cui è avvenuto, fornendoci le prime immagini della nube di polvere appena questa si è formata.
LiciaCube è la prima missione completamente italiana nello spazio profondo, finanziata dall’Agenzia Spaziale Italiana e realizzata da Argotec con il coordinamento scientifico di Inaf.

Immagine in evidenza: l’immagine di Hubble che mostra chiaramente la doppia coda dell’asteroide Dimorphos. Crediti: Nasa, Esa, Jian-Yang Li (Psi)