Si formano quando le acque di fusione dei ghiacciai in ritiro sono bloccate dal ghiaccio stesso oppure da detriti morenici e il loro numero è in crescita a causa della crisi climatica: si tratta dei laghi proglaciali, specchi d’acqua che, trovandosi a ridosso dei ghiacciai, ne favoriscono il processo di scioglimento.

Questi bacini sono spesso interessati da eventi catastrofici che comportano rischi per le comunità costiere e gli ecosistemi: infatti, il crollo dei materiali che fungono da diga provoca l’improvviso rilascio di ingenti quantità d’acqua con conseguenze disastrose.

Uno di questi eventi ha coinvolto il lago Greve, un bacino proglaciale situato in una zona remota della Patagonia cilena – il quarto al mondo per grandezza nella sua categoria; il lago è al centro di un recente studio pubblicato su Communications Earth & Environment (articolo: “Abrupt drainage of Lago Greve, a large proglacial lake in Chilean Patagonia, observed by satellite in 2020”).

L’indagine, curata dall’Università di Hokkaido, si basa su una pluralità di dati satellitari. Il lago, infatti, è stato monitorato da Sentinel-1 e 2 del programma Copernicus della Commissione Europea e da Landsat 8 di Nasa e United States Geological Survey; altre informazioni utili per la ricerca, relative al campo gravitazionale terrestre, sono state raccolte dalla missione Grace-Fo di Nasa e German Research Centre for Geosciences.

Il gruppo di lavoro, in realtà, stava analizzando i cambiamenti dei ghiacciai nella Patagonia cilena quando si è imbattuto in una serie di immagini satellitari che documentavano una cospicua perdita d’acqua dal lago Greve e ha deciso di studiare la questione; secondo i ricercatori, infatti, i laghi proglaciali non sono ancora studiati a sufficienza, spesso a causa della loro posizione remota.

Il Greve ha subito una significativa diminuzione dell’acqua in un periodo molto breve, compreso tra aprile e luglio 2020: dai dati satellitari emerge che il suo livello è sceso di 18 metri e che la perdita d’acqua è pari a 3,7 chilometri cubici. A causare il fenomeno è stato probabilmente il crollo di un cumulo di sedimenti che si trovava allo sbocco del lago; lo sversamento che ne è derivato – secondo il team della ricerca – è il più ampio mai osservato dallo spazio sino a questo momento. Questa ingente perdita d’acqua ha inciso anche sul campo gravitazionale terrestre come documentato dai satelliti Grace-Fo, nonostante qualche limite nelle misurazioni riscontrato dai ricercatori.

Gli autori del saggio ritengono che la loro indagine possa avere importanti ricadute nello studio di un fenomeno raro e ancora poco conosciuto, ma meritevole di attenzione proprio per le conseguenze disastrose cui può dare luogo.

In alto: la collocazione del lago Greve (Crediti: Google Earth)