Analizzando le registrazioni storiche del colore delle stelle realizzate prima dell’avvento dei telescopi, quindi indagando le osservazioni degli antichi astronomi, un team interdisciplinare guidato dalla Università di Jena, in Germania, ha scoperto che la gigante rossa Betelgeuse circa 2.000 anni non era affatto rossa, bensì gialla.
I cambiamenti di colore delle stelle, come d’altronde di luminosità e dimensioni, fanno parte della loro evoluzione e sono guidati dal progredire della fusione nucleare nel centro stellare. Tra tutti questi mutamenti, la transizione dal colore rosso al giallo, o all’arancione, è tuttavia relativamente rapida su scala temporale astronomica, quindi facilmente riscontrabile analizzando le diverse osservazioni da Terra su lunghissimi periodi.
Nel recente studio, i cui risultati sono pubblicati su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, gli astrofisici di Jena, insieme a colleghi di altre discipline provenienti dagli Stati Uniti e dall’Italia (Università Ca’ Foscari di Venezia), sono riusciti attraverso gli occhi di antichi astronomi a rilevare e a datare tale evoluzione cromatica in Betelgeuse.
Questa gigante rossa, protagonista di un misterioso affievolimento della luminosità tra il 2019 e il 2020 dovuto a un’enorme espulsione di massa coronale, si trova a circa 650 anni luce dalla Terra e fa parte della costellazione di Orione, di cui costituisce uno degli elementi più conosciuti sin dall’antichità. Seconda stella più luminosa della costellazione e decimo astro più luminoso del cielo notturno, Betelgeuse è da sempre ben osservabile a occhio nudo, permettendo di indagarne le caratteristiche peculiari da tempo.
Analizzando diverse fonti storiche da tutto il mondo, l’astronomo Ralph Neuhäuser ha raccolto le registrazioni e annotazioni effettuate su Betelgeuse da diversi astronomi antichi, scoprendo come la stella si è evoluta ai nostri occhi in oltre 2000 mila anni.
Il riferimento più antico su cui la recente ricerca si basa è il cinese Sima Qian, astronomo di corte che intorno al 100 a.C scrisse sui colori delle stelle: «il bianco è come Sirio, il rosso come Antares, il giallo come Betelgeuse, il blu come Bellatrix». Ulteriore conferma del giallo di Betelgeuse giunge circa 100 anni più tardi, quando nel I secolo lo studioso romano Hyginus, in modo del tutto indipendente, scrisse che la stella aveva un colore simile a quello giallo-arancio di Saturno. Altri astronomi dell’antichità, come Tolomeo, forniscono, infine, ulteriori indicazioni sul fatto che Betelgeuse ai loro tempi non appartenesse al gruppo di stelle rosse brillanti come Antares, stella nella costellazione dello Scorpione il cui nome greco significa “come Marte” nel colore.
Tuttavia nel XVI secolo, Betelgeuse non appare più gialla agli occhi dell’astronomo danese Tycho Brahe che la definisce, al contrario, “più rossa di Aldebaran”, stella gigante rossa nella costellazione del Toro.
Aver individuato, grazie a una visione a ritroso nel tempo, i punti salienti nell’evoluzione cromatica di Betelgeuse ha permesso ora ai ricercatori di determinare la massa della stella. «Il fatto stesso che abbia cambiato colore nel giro di due millenni, passando dal giallo-arancio al rosso, ci dice, insieme ai calcoli teorici, che ha una massa 14 volte superiore a quella del nostro Sole – afferma Ralph Neuhäuser – e la massa è il parametro principale che definisce l’evoluzione delle stelle».
Secondo i ricercatori è molto probabile che Betelgeuse ora si trovi a meno di un millennio dalla fine del percorso evolutivo caratterizzante le giganti rosse, conclusione prima della quale ci si aspetta una rapida trasformazione del colore della stella.
«Betelgeuse ha ora 14 milioni di anni e si trova nelle sue ultime fasi evolutive. Tra circa 1,5 milioni di anni esploderà finalmente come supernova», conclude Neuhäuser.
Immagine in evidenza: illustrazione artistica di Betelgeuse. Crediti: Nasa, Esa, E. Wheatley (STScI)