Sono ben noti gli effetti sul corpo umano provocati dai voli a lunga permanenza nello spazio; per esempio, ricerche precedenti hanno dimostrato che l’altezza di un astronauta può subire delle variazioni a causa della minore pressione esercitata sulla colonna vertebrale.
Oltre alle conseguenze già conosciute, stando a un recente studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (“The effect of prolonged spaceflight on cerebrospinal fluid and perivascular spaces of astronauts and cosmonauts”), ne sarebbero emerse di nuove, tra cui alterazioni del liquido cerebrospinale e problemi alla vista.
A tal proposito, un team internazionale di ricercatori ha esaminato i risultati delle risonanze magnetiche cerebrali eseguite su 24 astronauti e su 13 cosmonauti della Stazione Spaziale Internazionale (appartenenti alla Nasa, Esa e Roscosmos), nelle fasi precedenti e successive al volo; particolarità dei soggetti esaminati è la durata della loro permanenza nello spazio, che va da un minimo di 2 settimane fino a un massimo di 6 mesi (o più).
Uno degli obiettivi dello studio era quello di indagare sulla cosiddetta sindrome neuro-oculare associata al volo spaziale e accusata da circa il 40-60% degli astronauti che rientrano sulla Terra.
Finora non era chiaro perché ciò accadesse. Tuttavia, i ricercatori hanno ipotizzato le ragioni dell’insorgenza di questa sindrome; per esempio, a detta sindrome potrebbero ricondursi gonfiori individuati negli “spazi perivascolari” (aree dello spazio subaracnoideo piene di liquido cerebrospinale). Inoltre, si è potuto appurare che questo fenomeno è molto più evidente negli astronauti che nei cosmonauti.
Ciò, probabilmente, è dovuto al differente regime di trattamento a cui si sottopongono; per esempio, i cosmonauti russi, nelle due settimane che precedono il rientro sulla Terra, svolgono delle sessioni di “pressione negativa”, una terapia iperbarica che interessa la parte inferiore del corpo, in particolare il bacino.
Immagine in alto: equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale ripresi durante una “passeggiata spaziale”.
Crediti immagine: Nasa