Revisione della ‘tabella di marcia’ per Curiosity: il rover della Nasa, da quasi 10 anni ‘a spasso’ su Marte, ha incontrato un ostacolo mentre era impegnato ad esplorare il versante sud del Greenheugh Pediment. Si tratta di un ampio e leggero pendio, che si estende per circa 2 chilometri presso la base del Monte Sharp, il rilievo situato all’interno del cratere Gale, luogo di atterraggio del veicolo.
Il terreno che è si è presentato all’esploratore marziano, infatti, è ricoperto di ‘ventifact’ ovvero rocce rese particolarmente aguzze dall’azione del vento. Si tratta di un’insidia non da poco, dato che pietre di questo genere hanno causato problemi alle ruote di Curiosity quando era all’inizio della sua permanenza sul pianeta. Dopo questo spiacevole episodio, i tecnici della missione si adoperati per evitare il più possibile l’usura delle ruote, utilizzando anche degli specifici algoritmi, e per tracciare itinerari privi di questi minacciosi impedimenti.
Il suolo in questione risulta così irto di aculei rocciosi che il team di Curiosity lo ha definito come ‘simile al dorso di un alligatore’ (gator-back). Proprio per far procedere il veicolo in tranquillità i percorsi sono accuratamente preparati in anticipo, esaminando le immagini orbitali del terreno; in questo caso, però, non è stato possibile determinare prima i ventifact, visibili solo arrivando nelle vicinanze.
Formazioni rocciose di questo tipo non sono del tutto impossibili da superare, ma i tecnici hanno preferito evitare a Curiosity un passaggio che lo avrebbe rallentato e sottoposto a dei rischi. I ricercatori hanno quindi individuato un nuovo e più sereno itinerario per il rover, che continuerà ad esplorare il Monte Sharp.
Nelle prossime due settimane, il veicolo scenderà dal pendio e si dirigerà in una zona – già nota – di transizione tra un’area ricca di argilla e una con maggiori quantità di solfati. La zona è più sicura e le ruote di Curiosity non correranno pericoli. In ogni caso, al team della missione non mancano le preoccupazioni per la ‘salute’ del rover: il suo braccio robotico mostra segni di usura e, anche se è dotato di meccanismi ridondanti, dev’essere usato con cautela.
In alto: il terreno ‘gator-back’ (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Msss)