E’ stata scoperta ad agosto dello scorso anno e negli ultimi mesi del 2019 ha viaggiato attraverso il Sistema Solare, suscitando l’interesse della comunità scientifica che si è avvalsa di una nutrita schiera di telescopi e osservatori spaziali e di terra per scoprine i segreti: si tratta di 2I/Borisov, la cometa interstellare che porta il nome del suo scopritore e torna alla ribalta per un studio appena pubblicato su The Astrophysical Journal Letters (articolo: “Water Production Rates and Activity of Interstellar Comet 2I/Borisov”).

La ricerca, mirata ad indagare la perdita d’acqua da 2I/Borisov nel suo avvicinamento al Sole, si è basata sui dati dell’osservatorio Swift della Nasa ed è stata condotta da un gruppo internazionale di astronomi, coordinato dall’Università di Hong Kong2I/Borisov ha la particolarità di essere un visitatore interstellare, temporaneamente affacciatosi nel nostro sistema planetario, e condivide questa condizione con ‘Oumuamua, il primo oggetto di tale categoria venuto a fare una ‘capatina’ dalle nostre parti. Le prime tracce di acqua sulla cometa interstellare erano state notate già ad ottobre 2019 dall’osservatorio di Apache Point (Usa), mentre nei mesi successivi gli astronomi – grazie al telescopio Hubble – avevano riscontrato che 2I/Borisov stava sfrecciando nel Sistema Solare a oltre 160mila chilometri orari. In un momento successivo, è entrato in gioco Swift e in particolare il suo strumento Uvot (UltraViolet Optical Telescope), con cui ha analizzato le fluttuazioni della presenza di acqua sull’oggetto celeste, in base alla luce ultravioletta.

Infatti, quando una cometa si avvicina al Sole, il materiale ghiacciato sulla sua superficie (come l’anidride carbonica) si scalda e si trasforma in gas; nello specifico, l’acqua si vaporizza entro un raggio di 370 milioni di chilometri dalla nostra stella. La luce solare spezza quindi le molecole dell’acqua ed uno dei frammenti è l’idrossile (molecola composta da un atomo di ossigeno e uno di idrogeno); durante le osservazioni di 2I/Borisov, condotte tra settembre 2019 e febbraio 2020, Swift è stato in grado di rilevare le tracce della luce ultravioletta emessa dall’idrossile. Gli scienziati hanno notato un incremento del 50% nella quantità di idrossile (e quindi di acqua), verificatosi pochi giorni dopo il passaggio della cometa interstellare vicino al Sole.

Nel momento di maggiore attività 2i/Borisov ha emesso 30 litri d’acqua al secondo e, durante il suo viaggio nel Sistema Solare, ha perso circa 230 milioni di litri d’acqua. Il fenomeno si è rapidamente arrestato quando la cometa interstellare si è allontanata dal Sole: questa frenata – più brusca di quanto osservato per altre comete – è stata attribuita a vari fattori, quali erosione di superficie, cambiamento di rotazione e persino frammentazione. Le misurazioni effettuate da Swift sulla produzione di acqua hanno anche permesso di calcolare che la dimensione minima di  2I/Borisov è pari è 0,74 chilometri; almeno il 55% della sua superficie ha emesso materiale durante il passaggio vicino al Sole, denotando un’attività almeno 10 volte superiore rispetto a quanto osservato per la maggior parte delle comete del Sistema Solare. Swift, sviluppato per studiare le esplosioni di raggi gamma, si è rivelato molto utile anche per monitorare le comete di passaggio, inclusa la singolare 2I/Borisov che gli astronomi ritengono una ‘palestra’ ideale per analizzare lo sviluppo di questi oggetti celesti in altri sistemi planetari.

Il video Nasa che illustra la scoperta