Pubblicato lo scorso 11 gennaio, il rapporto annuale dell’Aerospace Safety Advisory Panel (Asap) indirizza all’amministratore Bill Nelson una sollecitazione a riesaminare i ruoli e le responsabilità della Nasa poiché i programmi di volo spaziale umano sono sempre più gestiti dall’industria in sostituzione della Nasa stessa.
Una “doccia fredda” giunta in momento cruciale per l’ente spaziale americano, che deve decidere in merito alle crescenti capacità dei ruoli commerciali nei piani a lungo termine per le missioni umane sulla Luna e su Marte. In modo in cui la Nasa deciderà d’intervenire rientra nel mandato di Asap a causa delle implicazioni che tali cambiamenti hanno sulla sicurezza del volo spaziale umano.
Nel rapporto si legge: «Il panel ritiene che la visione della Nasa per il futuro vada di pari passo con una chiara definizione di come valuterà e prenderà decisioni relative al rischio – oltre di come gestirà ed eseguirà i programmi. Fattori estremamente importanti per garantire la sicurezza del volo spaziale umano».
Tra le raccomandazioni, si sottolinea che l’agenzia dovrà operare in maniera diversa dalla pianificazione strategica e dal modo in cui vengono gestiti i programmi per gli impatti sullo sviluppo della forza lavoro, sulla manutenzione delle strutture, sulle strategie di acquisizione, fino a coinvolgere i vari tipi di contratto e le partnership.
Il rapporto è dettagliato ed entra nel merito delle collaborazioni commerciali, a partire dalla divergenza di opinioni tra la Nasa e la Boeing. Questa mancata sintonia riguarda il rischio relativo alle valvole di propulsione bloccate sul Cst-100 Starliner della compagnia, che ha ritardato un volo di prova senza equipaggio la scorsa estate. Boeing ha valutato il rischio come basso, mentre la Nasa lo ha considerato moderato durante una revisione dei controlli prima del volo. Questo, sottolineano gli esperti della sicurezza, mette in luce che tra la Nasa e la Boeing c’è una differente percezione e valutazione del rischio.
Dissonanze sulle questioni legate ai rischi verso terzi anche nel rapporto tra la Nasa e la SpaceX, durante i preparativi per l’atterraggio della Crew-1 lo scorso maggio. In particolare, viene evidenziata una differente considerazione del rischio per un atterraggio notturno della navicella spaziale Crew Dragon; la Nasa inizialmente preferiva un atterraggio diurno, come opzione a rischio più basso, mentre SpaceX affermava che un atterraggio notturno era accettabile e offriva condizioni dello stato del mare migliori rispetto all’opzione diurna.
Gli esperti hanno anche contestato il modo “disaggregato” in cui sono organizzati gli sforzi di esplorazione della Nasa: il sistema di lancio spaziale è stato separato dal programma della navicella Orion, così come anche i sistemi di esplorazione. Tutto questo a partire dalla cancellazione del programma Constellation, più di un decennio fa. Negli anni successivi, secondo gli esperti di sicurezza, la Nasa avrebbe accettato questa modalità come normale e ancora oggi replica questa condizione come modello preferito di business e di gestione del rischio; tuttavia, questo approccio non è sperimentato per uno sforzo di ingegneria dei sistemi integrati di questa portata e complessità.
Anche il programma Artemis è sotto i riflettori degli esperti della sicurezza, che rimarcano come esso non sia guidato da un solo manager dotato di autorità e responsabilità, con un’unica visione dal basso verso l’alto per l’ingegneria e per l’integrazione dei sistemi, nonché per la gestione del rischio. Insomma, secondo Asap, la Nasa fa riferimento a un “programma Artemis”, ma senza la sua architettura formale: questo fattore rischia di confondere sia i dipendenti che gli appaltatori su chi – in definitiva – è responsabile per eventuali rischi che si dovessero presentare in corso d’opera.
Tra le soluzioni suggerite, vi è quella d’istituire un “consiglio di amministrazione”: tale organismo dovrebbe essere composto da alti funzionari del quartier generale della Nasa e dai suoi direttori centrali, per una visione strategica del futuro dell’esplorazione spaziale e delle operazioni che si prospettano per almeno 20 anni, compresi i ruoli per i partner commerciali e internazionali e le esigenze della sua forza-lavoro. La Nasa, aggiungono, non è più l’unico referente per le capacità di volo spaziale umano e la relativa tecnologia, né è l’unica organizzazione a creare domanda.
A capo del panel di esperti vi è Patricia A. Sanders, già direttore esecutivo dell’Agenzia per la difesa missilistica (Mda) e ora Direttore, Test, Ingegneria dei Sistemi e Valutazione, Ufficio del Segretario alla Difesa e Direttore dell’analisi per il comando spaziale degli Stati Uniti. Nel team di specialisti – in tutto dodici – c’è anche Susan Jane Helms, ex astronauta Nasa e attuale comandante del 45° Space Wing, ubicato nella Patrick Air Force Base.
In apertura: il Cst-100 Starliner (Crew Space Transportation-100) è una capsula spaziale proposta da Boeing in collaborazione con Bigelow Aerospace, aziende private entrate nel programma Commercial Crew Development (CCDev) della Nasa. Credito: Boeing