È stato l’occhio che ci ha fatto vedere più lontano e più nitido. Le sue immagini di ammassi globulari e di costellazioni lontane hanno fatto riscrivere i testi di astronomia e il suo contributo è stato paragonato al telescopio di Galileo Galilei che a suo tempo rivoluzionò l’intera conoscenza della volta celeste. Stiamo parlando dell’Hubble Space Telescope lanciato il 24 aprile del 1990 a bordo dello Space Shuttle Discovery per la missione STS-31. Un gigantesco telescopio di 13.2 metri di lunghezza con un diametro di 2.4 e con le sue 10.8 tonnellate è stato il carico più pesante mai rilasciato in orbita dalla navetta spaziale americana nel corso del suo quarantennale servizio. Hubble viaggia ad una quota di circa 550 chilometri e per renderlo sempre efficiente ai massimi livelli, la NASA ha dovuto pianificare ben cinque voli di manutenzione per prolungare al massimo la sua vita operativa, coinvolgendo astronauti in attività extraveicolari tra le più complesse mai effettuate. Una macchina fantastica che ci ha permesso di scoprire tra le altre cose, l’accelerazione dell’espansione dell’Universo che ha portato all’idea dell’energia oscura che sembra costituire quasi i tre quarti dell’intero contenuto del cosmo. Il telescopio spaziale Hubble è un progetto dell’agenzia spaziale americana NASA alla quale ha collaborato l’Agenzia Spaziale Europea (ESA).

A raccontare tutto questo e molto altro ancora, sono Carlo Di Leo e Antonio Lo Campo in un libro dal titolo “Un occhio nello spazio” edito dall’Istituto Bibliografico Napoleone. Un volume di oltre 300 pagine dove gli autori descrivono il percorso che è stato fatto per arrivare alla realizzazione del più imponente tra tutti i satelliti per l’osservazione astronomica mai lanciati. Sette capitoli che raccontano, come detto, i cenni storici delle osservazioni fatte dai primi satelliti astronomici nello spazio fino alle missioni di supporto ad Hubble, dalle prime immagini del Sistema Solare fino al futuro dei telescopi spaziali primo fra tutti il James Webb Space Telescope indicato come il successore di Hubble il quale comunque resterà operativo almeno fino al 2030. Un testo scorrevole e avvincente non solo riservato agli appassionati di tematiche spaziali ma adatto a tutti quelli che guardano il cielo con fascino e curiosità. Un libro che porta i lettori a viaggiare oltre le nuvole per osservare le meraviglie del cosmo che però ha una pecca: le piccole dimensioni del volume che non consentono di dare uno spazio maggiore alle foto scattate dal telescopio orbitante per far risaltare i particolari di un Universo che oggi, proprio grazie a Hubble, è un po’ più nitido e un po’ meno misterioso.