Se siete rimasti con l’auto bloccati nella sabbia, potreste avere un’idea di quale possa essere il problema per un rover marziano. A farne le spese fu infatti il rover della Nasa Spirit, rover gemello di Opportunity, entrambi lanciati nel 2003 per la missione Mars Exploration Rover.

Nel 2009, a seguito di una tempesta di sabbia, Spirit si ritrovò con le ruote insabbiate, obbligando la Nasa a una lunga e vana serie di tentativi di estrazione, nessuno dei quali andato a buon fine, decretando così l’epilogo della sua esplorazione.

Da oggi le trappole di sabbia su Marte fanno però meno paura: il rover Rosalind Franklin, sviluppato dall’Esa per ExoMars, il programma esplorativo in cooperazione con Roscosmos e di cui l’Italia tramite Asi è il principale finanziatore, ha, infatti, superato con successo un test di fuga da un insabbiamento messo in scena nel Mars Terrain Simulator nella sede di Altec a Torino.

Con le sue due ruote anteriori quasi completamente sepolte nella sabbia, per riemergere il rover ha avviato la sua peculiare modalità di locomozione chiamata wheel–walking, ossia camminare sulle ruote: l’innovativa sequenza di movimenti combina la capacità di inclinazione delle gambe del rover con la rotazione delle sei ruote.

Il rover riesce così a trascinare le ruote posteriori una volta che le quattro ruote anteriori hanno guadagnato una buona trazione su un terreno più solido. Una soluzione pensata per affrontare ripidi pendii su superfici morbide come le dune.

Durante il test, la lenta e attenta procedura ha consentito al rover di avanzare senza scivolare, liberandosi prima dalla trappola, per poi percorrere due metri e mettersi in salvo, il tutto in soli 20 minuti

Un risultato ottimale per il protagonista della seconda parte di ExoMars che verrà lanciata nel 2022, con l’obiettivo di prelevare campioni dal sottosuolo e indagare le tracce di vita passata e presente su Marte.

Il Centro operativo di controllo del rover (Rooc) nella sede di Altec sarà in prima fila anche dopo l’atterraggio su Marte, previsto nel giugno 2023. Qui si terranno, infatti, le operazioni scientifiche previste nella missione principale con la speranza comunque di evitare rischiosi insabbiamenti.