Il pianeta rosso un tempo ospitava la vita: questa ipotesi, resa ancora più probabile dalla recente scoperta di acqua liquida e salata sotto la superficie marziana, è stata oggi confermata da un nuovo studio coordinato dalla Brown University. Secondo la ricerca, le rocce nascoste nelle profondità di Marte avevano un tempo energia chimica sufficiente ad alimentare forme di vita elementare, simili a quelle che vivono oggi nelle profondità della Terra. Il nostro pianeta ospita infatti ampie comunità di batteri funghi, in grado di sopravvivere grazie all’energia prodotta dall’idrogeno fino a tre chilometri di profondità.

Lo studio, pubblicato su Earth and Planetary Science Letters, è stato realizzato grazie ai dati raccolti di Mars Odyssey della Nasa. La sonda ha individuato antiche tracce di un processo chimico molto simile a ciò che avviene nei meandri della Terra: qui l’idrogeno viene generato da un processo chimico attivato dagli elementi radioattivi, che rompendo le molecole d’acqua liberano idrogeno e ossigeno. Mars Odyssey ha ottenuto la mappa degli elementi radioattivi presenti nel sottosuolo del pianeta rosso, scoprendo che quattro miliardi di anni fa gli elementi radioattivi erano presenti in quantità massiccia – tanto da generare appunto una concentrazione di idrogeno paragonabile a quella presente oggi nel sottosuolo terrestre.

Secondo gli scienziati, condizioni simili avrebbero potuto sostenere forme di vita elementari addirittura per centinaia di milioni di anni. “A questo punto – commenta Jesse Tarnas, prima firma dello studio – la domanda diventa: ‘qual era la natura di questa vita subsuperficiale? E da dove ha raccolto l’energia necessaria?” Quesiti a cui le prossime missioni su Marte potrebbero aiutare a rispondere, a partire dal futuro rover Mars 2020 della Nasa.