Nella storia dell’asteroide ʻOumuamuail misterioso visitatore interstellare proveniente da un sistema planetario distante, c’è un passato turbolento. È quanto scoperto da un nuovo studio coordinato dalla Queen’s University di Belfast e pubblicato su Nature Astronomy, che ha ricostruito la storia dell’oggetto celeste dal nome quasi impronunciabile avvistato lo scorso ottobre dal telescopio Pan-Starss 1 alle Hawaii e poi seguito dal potente occhio del Vlt dell’Eso.

Una forma insolita, che a qualcuno ha ricordato una nave spaziale. Un colore scuro, dato dalla sua natura densa e rocciosa. E un posto speciale nella storia dell’astronomia, perché è stato il primo pezzo di un sistema planetario distante a essere entrato nel nostro sistema solare. Questi i segni particolari di ʻOumuamua, che negli ultimi mesi è stato studiato attentamente dagli astronomi: oltre che per la sua strana forma, anche per il suo moto turbolento, una rotazione completa su se stesso che probabilmente va avanti da moltissimo tempo. Prima di incontrare casualmente il sistema solare, l’asteroide avrebbe infatti vagato nella Via Lattea per centinaia di milioni di anni, alla velocità vertiginosa di 95mila km/h.

Qual è il motivo di una danza così frenetica e prolungata? Ora il nuovo studio su Nature Astronomy svela finalmente la risposta: ʻOumuamua si muove così a causa del suo passato burrascoso, che l’ha visto protagonista di una violenta collisione con un altro oggetto celeste. Lo scontro è probabilmente avvenuto quando l’asteroide ancora si trovava nel suo sistema planetario, ed è stato così potente da mandarlo alla deriva nello spazio profondo. Fino a raggiungere il nostro sistema solare, senza però interrompere il suo moto caotico: secondo gli scienziati, la danza di ʻOumuamua potrebbe andare avanti per altri centinaia di miliardi di anni, prima che si assesti e diventi una rotazione regolare. Prosegue così la folle corsa dell’asteroide, che si lascerà definitivamente alle spalle il nostro sistema solare all’inizio del 2019. “I nostril risultati – commenta Wes Fraser, leader dello studio – ci aiutano a tracciare un disegno più completo di questo strano intruso interstellare.  Un oggetto decisamente insolito, in confronto alla maggior parte degli asteroidi e delle comete che osserviamo nel nostro sistema solare.”