Sei punti scintillanti che emergono dallo sfondo scuro dello spazio e si mostrano disposti in maniera armoniosa: quattro di essi sono collocati lungo una struttura ad anello nel cui interno si trovano i due rimanenti.
Questa è la scena ripresa da Hubble nella sua ultima ‘fatica’ fotografica, realizzata grazie allo strumento Wfc3 (Wide Field Camera 3) nell’ottico e nell’infrarosso, con l’impiego di tre filtri. I dati raccolti dall’instancabile fotografo spaziale, inoltre, indicano che un settimo punto luminoso si nasconde proprio nel ‘cuore’ scintillante della struttura circolare.
La leggiadria di questa immagine nasconde però un trucco. Gli oggetti celesti, in realtà, sono soltanto tre: si tratta di due galassie singole e un quasar, ovvero un nucleo galattico attivo ed estremamente luminoso; questa entità, nota con la sigla 2M1310-1714, è molto distante ed è stata ritratta più volte.
Il fenomeno ottico colto dallo storico telescopio Nasa-Esa è stato prodotto dalla coppia di galassie che, trovandosi in primo piano, si sono comportate come una lente: questo effetto, definito lente gravitazionale, si verifica quando un oggetto celeste dotato di una massa considerevole provoca la distorsione del tessuto dello spazio. Quando la luce di un’entità particolarmente distante, come il quasar sopra citato, viaggia attraverso lo spazio così deformato viene amplificata e piegata intorno all’ingente quantità di massa; questo fenomeno consente di poter osservare immagini multiple e ingrandite di una fonte luminosa lontana.