Un evento raro e in alcun modo previsto quello che vedrà protagonista la sonda europea Solar Orbiter. La missione si avvicinerà, nella giornata di oggi, alla cometa Atlas, attraversando la sua coda. Il 6 giugno, invece, ne solcherà la scia di polveri.
Per l’occasione, il team della sonda ha anticipato l’accensione dei suoi quattro strumenti più importanti – la cui fase operativa era inizialmente prevista per metà giugno, in corrispondenza del primo passaggio ravvicinato al Sole. A rilevare questo incontro singolare è stato il ricercatore inglese Geraint Jones, del Mullard Space Science Laboratory, nel Regno Unito. L’incontro rappresenta un’occasione unica nel suo genere, il settimo evento di questo tipo in tutta la storia dell’esplorazione spaziale ed il primo ad essere noto in anticipo.
Se la coda della cometa Altas dovesse rivelarsi sufficientemente densa, il magnetometro a bordo della sonda potrebbe rilevare la variazione che induce nel campo magnetico interplanetario, mentre lo strumento progettato per analizzare il vento solare potrebbe catturare direttamente alcune particelle.
«Un incontro inaspettato come questo fornisce alla missione opportunità uniche e nuove sfide ma questo è un bene! Possibilità come queste fanno parte dell’avventura scientifica», commenta Günther Hasinger, Direttore del dipartimento di Scienza all’Agenzia spaziale europea (Esa).
Una delle sfide da affrontare riguarda il comportamento della cometa. Atlas è stata scoperta il 28 dicembre 2019. Durante i mesi successivi, è divenuta così luminosa che gli astronomi si sono chiesti se sarebbe diventata visibile ad occhio nudo nei mesi a seguire.
Sfortunatamente, agli inizi di aprile la cometa si è frammentata e di conseguenza anche la sua luminosità è calata drasticamente. Una ulteriore frammentazione verificatasi a metà maggio ha diminuito ulteriormente la lucentezza della cometa, rendendone meno probabile il rilevamento da parte della Solar Orbiter.
Anche se le possibilità di rilevamento si sono ridotte, il gioco vale ancora la candela, secondo Geraing Jones. «Ad ogni incontro con una cometa apprendiamo di più su questi intriganti oggetti. Se Solar Orbiter rileva la presenza della cometa Atlas, allora sapremo di più su come le comete interagiscono con il vento solare, e possiamo verificare, per esempio, se le nostre aspettative sul comportamento della polvere della coda rispecchiano i nostri modelli», spiega lo scienziato. «Tutte le missioni che incontrano comete forniscono pezzi utili a formar questo misterioso puzzle».
Lanciata lo scorso 10 febbraio dall’Agenzia spaziale europea (Esa), la sonda Solar Orbiter arriverà a 42 milioni di chilometri dal Sole nei prossimi tre anni e mezzo. Si avvicinerà come nessuno ha mai fatto prima alla nostra stella, rivelandoci segreti e informazioni che ci faranno capire il suo comportamento anche in relazione ai cambiamenti climatici che stanno avvenendo sul nostro pianeta. Questi studi saranno possibili grazie anche al contributo dell’Italia. Fanno parte dei dieci strumenti previsti dalla missione il coronografo Metis realizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e con il Cnr, diverse università italiane e istituti di ricerca sparsi in tutto il mondo, la Dpu (Data Processing Unit) di Swa (Solar Wind Analyser) e il software di STIX (Spectrometer/Telescope for Imaging X-rays) rilevatore di raggi X.