Com’era il Sole durante la sua ‘adolescenza’? Ce lo dice Kappa 1 Ceti, una stella junior e vicina, che gli astronomi ritengono molto simile alla nostra e quindi utile per comprenderne l’evoluzione.

Kappa 1 Ceti, che appartiene alla costellazione della Balena e si trova a circa 30 anni luce di distanza dalla Terra, è al centro di uno studio appena pubblicato su The Astrophysical Journal (articolo: “One Year in the Life of Young Suns: Data-constrained Corona-wind Model of K 1 Ceti”); l’indagine, condotta da un gruppo di lavoro internazionale, è stata coordinata dal Centro Goddard della Nasa e si basa su un modello informatico. Il modello in questione era già esistente ed è stato adattato per questa particolare ricerca; esso è stato realizzato con i dati raccolti nel 2012 e nel 2013 da svariate missioni spaziali, tra cui Tess e Nicer (Nasa), Hubble (Nasa-Esa) e Xmm-Newton (Esa).

Il Sole, che ha sulle ‘spalle’ 4,65 miliardi di anni, è una stella di mezza età; gli scienziati, non potendo risalire direttamente al suo passato, si sono guardati intorno per cercare un astro analogo – ma in età giovanile – e lo hanno trovato appunto in Kappa 1 Ceti, la cui età è compresa tra 600 e 750 milioni di anni. Lo scopo di tale ricerca non riguarda solamente l’evoluzione del Sole, ma anche l’influenza che – nella sua gioventù – può aver esercitato sull’atmosfera della Terra, soprattutto nel periodo in cui la vita ha iniziato a svilupparsi.

Le stelle giovani, infatti, sono caratterizzate da una grande vivacità che si manifesta con intense esplosioni di energia, rilasciata anche sotto forma di vento stellare. Queste emissioni sono costituite soprattutto da plasma, che si crea quando le particelle dei gas vengono scisse in ioni con carica positiva ed elettroni con carica negativa.

Il plasma maggiormente carico di energia, con l’aiuto del campo magnetico della stella, può allontanarsi dalla zona più esterna e calda della sua atmosfera – la corona – e dar luogo a eruzioni o a flussi di vento che si spingono verso i pianeti vicini. Queste correnti si verificano in via continuativa e finiscono con l’influenzare l’ambiente di quei corpi celesti, ad esempio comprimendone il campo magnetico.

Secondo gli autori del saggio, il Sole deve aver avuto una ‘fanciullezza’ effervescente, che, probabilmente, si è tradotta in potenti emissioni di radiazioni e particelle. Un’attività così intensa può aver inciso sulla magnetosfera della Terra e aver creato le condizioni favorevoli per lo sviluppo della vita.

I ricercatori intendono utilizzare il già citato modello su altre stelle giovani e simili al Sole, come Ek Draconis che, con un’età di soli 100 milioni di anni, appare particolarmente dinamica.

In alto: elaborazione artistica di un’emissione solare che colpisce la magnetosfera (Crediti: Nasa/Gsfc/Gil)