Osservata per la prima volta l’interazione tra i getti di plasma e Abell 3376, un enorme ammasso galattico situato a 600 milioni di anni luce di distanza. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori dell’Università di Nagoya, grazie ai dati raccolti da un supercomputer, dal radiotelescopio Meerkat e dall’osservatorio Xmm-Newton dell’Esa. Proprio una delle immagini in HD di Meerkat ha rivelato che i getti di plasma emessi da un buco nero supermassiccio, situato in Mrc 0600-399, una galassia vicina al centro di Abell, si piegano per formare una struttura a T mentre si estendono verso l’esterno, fino a più di 300 mila anni luce di distanza.
Il team ha combinato i dati con quelli di Xmm-Newton per scoprire che la curva del getto di plasma stava interagendo con il mezzo intracluster che esiste all’interno di Abell. Le simulazioni hanno mostrato che le correnti a getto del buco nero interagiscono con i campi magnetici al confine del sottoammasso in cui si trova la galassia Mrc.
La corrente comprime le linee del campo magnetico e si muove lungo di esse, formando la caratteristica struttura a T. Secondo i ricercatori, questi primi risultati potranno aiutare gli scienziati a capire meglio l’evoluzione di questi giganteschi ammassi in attesa del radiotelescopio Ska che promette di rivelare il ruolo e l’origine del magnetismo cosmico, una delle ultime frontiere dell’astronomia.