Lo spazio, lo sappiamo, è un ambiente ostile per la vita. Volendo immaginare un futuro in cui l’umanità si trovi ad effettuare lunghi viaggi per raggiungere e abitare nuove destinazioni, come Marte, una delle sfide da superare riguarda il cibo, che dovrà essere in buona parte prodotto in loco per garantire lunghe permanenze.
Sulla Stazione spaziale vi sono diverse sperimentazioni che riguardano la produzione di vegetali. Una di queste riguarda lo studio dei batteri, alcuni dei quali potrebbero essere selezionati per rendere più resistenti le piante alle estreme condizioni dello spazio.
Recentemente, un gruppo di ricercatori che lavora con la Nasa, ha descritto in un paper pubblicato su Frontiers in Microbiology, l’isolamento di 4 ceppi batterici della famiglia delle Methylobacteriaceae, rinvenuti in diverse aree della Iss.
Un ceppo è stato identificato come Methylorubrum rhodesianum, mentre gli altri 3 risultano sconosciuti e appartengono quindi a una specie inedita di organismi. Si tratta di batteri mobili a forma di bastoncello ai quali sono state assegnate le designazioni IF7SW-B2T, IIF1SW-B5 e IIF4SW-B5. Analisi genetiche ne dimostrano la stretta correlazione con Methylobacterium indicum.
Le specie Methylobacterium sono coinvolte nella fissazione dell’azoto, nella solubilizzazione del fosfato, nella tolleranza allo stress abiotico, nella promozione della crescita delle piante e nell’attività di biocontrollo contro i patogeni delle piante. Potrebbero quindi costituire un importante ausilio di difesa contro le aggressioni esterne.
Commentando la scoperta, Kasthuri Venkateswaran e Nitin Kumar Singh del Jet Propulsion Laboratory della Nasa affermano che i ceppi potrebbero possedere «determinanti genetici biotecnologicamente utili per la crescita delle colture nello spazio. Per coltivare piante in luoghi estremi dove le risorse sono minime, l’isolamento di nuovi microbi che aiutano a promuovere la crescita delle piante in condizioni di stress è essenziale», hanno detto.
Tuttavia, è necessaria ulteriore sperimentazione per dimostrare il potenziale dell’utilizzo dei batteri nell’agricoltura spaziale.
Nell’ambito di una programma Nasa in corso da 6 anni, 8 zone sulla Iss vengono monitorati per la crescita di batteri. Queste aree campione includono il luogo in cui si riunisce l’equipaggio e dove vengono condotti gli esperimenti, come la camera di crescita delle piante.
Ad oggi sono stati analizzati centinaia di campioni batterici rinvenuti sulla Iss e circa 1.000 sono stati raccolti da varie altre posizioni sulla stazione spaziale e sono in attesa di essere portati sulla Terra per effettuare le analisi in laboratorio.
Secondo Venkat e Singh, l’obiettivo finale è aggirare questo lungo processo e trovare nuovi ceppi utilizzando apparecchiature di biologia molecolare sviluppate per lavorare a bordo della Iss.
«Invece di riportare i campioni sulla Terra per le analisi, abbiamo bisogno di un sistema di monitoraggio microbico integrato che raccolga, elabori e analizzi i campioni nello spazio utilizzando tecnologie molecolari», hanno detto Venkat e Singh.
«Questa tecnologia miniaturizzata chiamata omica nello spazio che include lo sviluppo di biosensori – aiuterà la Nasa e le altre nazioni che saranno impegnate nei viaggi spaziali nel concepire programmi di coltivazione sicuri e sostenibili per lunghi periodi di tempo».