La moderna astronomia multimessaggera ci ha insegnato che, oltre ai buchi neri, anche le stelle di neutroni possono essere una miniera d’oro per lo studio del cosmo. La prima registrazione, due anni fa, delle onde gravitazionali emesse dallo scontro tra due stelle di neutroni ha aperto una nuova finestra sul nostro universo, resa possibile dal fatto che in quel particolare impatto il getto prodotto dalle due stelle puntava dritto verso la linea di osservazione del nostro pianeta.
Ma esistono anche tipi diversi di segnali che possono essere emessi dalle stelle di neutroni: è quanto dimostra un team internazionale di ricerca, che ha individuato una insolita esplosione di raggi X proveniente da una galassia a 6.6 miliardi di anni luce da noi. Le osservazioni, effettuate grazie all’osservatorio Chandra della Nasa e pubblicate su Nature, mostrano che questa emissione di raggi X deriva proprio dalla fusione di due stelle di neutroni.
La fonte energetica individuata dagli astronomi, chiamata XT2, è apparsa all’improvviso nel cielo per poi sparire dopo circa 7 ore. La sua analisi ha permesso agli scienziati di risalire all’origine, un violento scontro tra due stelle di neutroni che ha generato una stella di neutroni più grande, sopravvissuta per alcune ore prima di collassare in un buco nero. Lo studio fornisce così un modo completamente nuovo per individuare la fusione tra queste trottole spaziali, a partire dall’emissione di raggi X anche in zone dell’universo lontane dal nostro pianeta.