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Deep Space: Strumento che hai, esopianeta che trovi

La caccia agli esopianeti  dalla terra e dallo spazio non si ferma. Un insolito sistema planetario Toi-421 composto da due pianeti  – b e c – che orbitano intorno a una stella simile al Sole è apparso nel mirino di Tess. La sonda Nasa –  che ha recentemente terminato la sua missione primaria immortalando il 75% del cielo –  ha rilevato che il pianeta B ha giace su un’orbita di 5 giorni molto vicino alla sua stella e  che avrebbe dovuto perdere tutta la sua atmosfera composta in gran parte da idrogeno all’inizio della sua vita. Ma al contrario, nonostante presupposti non favorevoli, la bassa densità apparente del pianeta B indica la presenza di un’atmosfera ricca di idrogeno. Il pianeta C invece ha all’incirca la stessa massa di Nettuno ma con una densità molto bassa, inferiore alla sua metà. Secondo i ricercatori C è il candidato ideale per effettuare caratterizzazioni atmosferiche con osservazioni ultraviolette come quelle effettuate da Hubble.

Un altro insolito sistema che ha destato l’attenzione della comunità scientifica  è stato osservato questa volta da terra, da una coppia di telescopi Eso: il Vlt e l’osservatorio di Atacama Array.  Si tratta del trio stellare del sistema Gw Orionis – la prima prova diretta che gruppi di stelle possono squarciare il disco di formazione planetaria inclinando i suoi anelli suggerendo che i pianeti esotici possono formarsi in ambienti simili intorno a stelle multiple, come il celebre Tatooine di Star Wars. Ma la ricerca di pianeti esotici passa anche dalla sviluppo di nuove tecniche applicate agli osservatori spaziali.

Ne è un esempio il nuovo algoritmo applicato al metodo del transito che ha permesso a Kepler della Nasa di scoprire 18 nuovi pianeti di dimensioni simili a quelle della Terra che  – proprio a causa della loro massa ridotta –  non erano entrati nel range di ricerca degli algoritmi tradizionali. Un altro passo avanti fondamentale è stato compiuto anche dal cacciatore europeo di esopianeti Plato, in partenza nel 2026, che permetterà grazie  ai suoi 26 piccoli telescopi di censire i pianeti con massa simile a quella terrestre. Plato ha testato con successo l’accensione del suo computer di bordo, l’Icu. Il computer ha inviato i  primi  segnali ovvero i pacchetti di telemetria che in questo caso contengono informazioni sullo stato di salute del computer ma che durante la missione forniranno dati scientifici a Terra. In attesa delle scoperte di Plato non resta che attendere il lancio dell’erede di Hubble il James Webb programmato per marzo 2021. Il telescopio  promette di osservare con estrema precisione  – grazie alla visione ad infrarossi – l’atmosfera degli esopianeti, per rilevare l’anidride carbonica e il vapore acqueo individuando anche eventuali tracce di metano e ozono.

Fulvia Croci: Giornalista