Sono 18 gli esopianeti di dimensioni simili alla Terra scoperti di recente grazie ad una nuova tecnica. Nessuno di loro era stato rilevato finora, neanche dal telescopio spaziale Kepler, poiché gli algoritmi di ricerca non erano abbastanza sensibili nel rilevare pianeti di tali dimensioni.
Nella ricerca di mondi lontani gli scienziati utilizzano il metodo del transito, basato sull’analisi della variazione della luminosità della stella dovuta al transito del pianeta. Gli esopianeti di dimensioni simili o maggiori a Nettuno o Giove – che attualmente costituiscono il 96% dei pianeti extra solari rilevati – producono variazioni di luminosità ben definite e facili da rilevare. Per i più piccoli, invece, la sfida diventa maggiore.
Applicando un nuovo algoritmo al metodo del transito un team di scienziati del Max Planck Institute for Solar System Research è riuscito a migliorare la sensibilità della rilevazione.
I ricercatori hanno utilizzato i dati del telescopio Kepler per testare il nuovo metodo su osservazioni già effettuate. Nella prima fase di missione, dal 2009 al 2013, Kepler ha registrato la variazione di luce di oltre 100.000 stelle, con la conseguente scoperta di oltre 2300 pianeti. Dopo un difetto tecnico, il telescopio ha dovuto essere utilizzato in una modalità di osservazione alternativa, chiamata K2, ma ha comunque monitorato più di 100.000 stelle fino alla a fine della missione nel 2018. Come primo campione di prova per il loro nuovo algoritmo, i ricercatori hanno deciso di rianalizzare le 517 stelle del K2 che erano già conosciute per ospitare almeno un pianeta in transito.
Oltre ai pianeti precedentemente noti, i ricercatori hanno scoperto 18 nuovi oggetti e quasi tutti orbitano attorno alla loro stella ad una distanza inferiore rispetto ai precedenti compagni planetari. Questo dato implica che la temperatura sulla loro superficie è superiore ai 100 gradi Celsius e può raggiungere i 1000 gradi Celsius. Solo un pianeta fa da eccezione: esso orbita la sua stella, probabilmente una nana rossa, all’interno della cosiddetta zona abitabile. A una tale distanza questo pianeta può offrire le condizioni favorevoli per ospitare acqua liquida sulla sua superficie – uno dei prerequisiti fondamentali per la vita così come la conosciamo sulla Terra.
Attualmente sono più di 517 le stelle in fase di studio con il nuovo metodo. I ricercatori presumono che questo nuovo algoritmo consentirà loro di scovare più di cento nuovi mondi di dimensioni simili alla Terra, attraverso le osservazioni di Kepler. Un metodo che sarà particolarmente utile per la futura missione Esa Plato, che verrà lanciata nel 2026 per scovare mondi potenzialmente abitabili.
Ad oggi la lista degli esopianeti potenzialmente abitabili, cioè situati all’interno della fascia di abitabilità della propria stella conta circa 20 candidati. Tra i più interessanti ci sono Trappist-1e, Proxima Centauri b c’è K2-18 B, nella cui atmosfera, grazie al telescopio Hubble, gli scienziati hanno rilevato la presenza di acqua sotto formo di vapore, elemento, questo, ritenuto cruciale nella caccia ai pianeti più simili alla Terra.
K2-18 B orbita attorno a una nana rossa a 111 anni luce dalla Terra, ed è la prima super-Terra in zona abitabile di cui sia stata osservata l’atmosfera.
Individuato per la prima volta nel 2015, ancora non è chiaro se si tratti di un pianeta roccioso dall’atmosfera estesa o di un pianeta ghiacciato con un’alta concentrazione di acqua al suo interno.
K2-18 B orbita attorno a una nana rossa a 111 anni luce dalla Terra, ed è la prima super-Terra in zona abitabile di cui sia stata osservata l’atmosfera.
Individuato per la prima volta nel 2015, ancora non è chiaro se si tratti di un pianeta roccioso dall’atmosfera estesa o di un pianeta ghiacciato con un’alta concentrazione di acqua al suo interno.