Un razzo è per sempre. Molto presto sarà così: i viaggi nello spazio, che siano per satelliti, che siano per infrastrutture spaziali o voli umani, diventeranno presto, prima di quanto avessimo immaginato, il vissuto del nostro quotidiano. E tra qualche decennio chiederemo quando parta il prossimo razzo, pronti a cambiare il biglietto di quello appena perduto.

Già oggi la partenza di vettori con a bordo carichi grandi e piccoli è ormai attività quasi di routine. Ne abbiamo avuto una prova durante l’ultima domenica di agosto: mentre a terra le automobili affollavano le autostrade per i rientri estivi, i cieli dovevano essere teatro di ben cinque lanci in un giorno – quattro voli operativi e un test. Ne sono andati a buon fine due.

Ieri 30 agosto il Falcon 9 di SpaceX ha portato in orbita il satellite Saocom 1B, parte integrante del progetto Siasge, “Sistema italo-argentino di satelliti per la gestione delle emergenze”, collaborazione fra la Conae argentina e l’Agenzia spaziale Italiana. Con questo lancio SpaceX ha completato il suo primo volo in orbita polare, decollando da Cape Canaveral.

Poche ore dopo, quasi dall’altra parte del mondo, Rocket Lab ha fatto partire con successo il suo vettore Electron dalla penisola neozelandese di Mahia. Qui l’azienda statunitense ha costruito la prima piattaforma privata di lancio, dando così vita all’Agenzia spaziale neozelandese – recente testimonianza di come il visionario Elon Musk sia sempre più in buona compagnia nell’influenzare le sorti del panorama spaziale.

Tornando ai lanci domenicali, nulla di fatto invece per la Ula, che ha dovuto abortire la missione a pochi secondi dal liftoff per un problema al razzo Delta IV.

Doppio rinvio anche per SpaceX, che per maltempo ha annullato un test alla navicella Starship e un lancio di 60 nuovi satelliti della costellazione Starlink – quest’ultimo posticipato a domani 1 settembre, data in cui tra l’altro è previsto anche il lancio da Kourou del Vega europeo.

Per un soffio dunque l’azienda di Musk non ha lanciato tre volte in un giorno. Ma già il fatto di aver potuto programmare questi tre lanci – di cui due da Cape Canaveral a distanza di poche ore – dimostra che la routine dei voli spaziali è già diventata realtà. Si tratta adesso di capire come intensificare le rotte, rendendo al tempo stesso sicuro questo nuovo traffico spaziale: né più ne meno come è stato per i voli di linea, che da mezzi straordinari – si pensi al futuristico Comet degli anni ’50 – sono entrati nella normalità.