È una gestazione lunghissima, quella che da un bozzolo di polveri e gas porta alla nascita di una nuova stella. Per centinaia di migliaia di anni l’embrione di un futuro astro si prepara a nascere e brillare, alimentato dal materiale che circonda la sua nube iniziale. Ed è proprio qui, in questa culla stellare, che l’universo custodisce gran parte dei suoi misteri sull’evoluzione dei corpi celesti.
Dare uno sguardo a questo processo ancestrale è tutt’altro che facile. Il grembo cosmico da cui nasce una nuova stella è talmente piccolo, astronomicamente parlando, che anche i migliori telescopi ad oggi disponibili non riescono a immortalarne i processi interni. Per questo un team di ricerca guidato dal Max Planck Institute for Astronomy si è servito di un aiuto virtuale per penetrare i misteri della nascita stellare. Si tratta di Gravity, strumento che raccoglie i dati dell’Osservatorio Paranal dell’Eso, in Cile, elaborandoli in un telescopio virtuale in grado di raggiungere un dettaglio senza precedenti.
In questo modo gli scienziati sono riusciti a fare per la prima volta una sorta di ecografia a una stella in formazione, la vicina TW Hydrae. «Questa stella è speciale – commenta Rebeca García López, leader dello studio – perché è molto vicina alla Terra, a soli 196 anni luce, e perché il disco di materiale che la circonda ci sta esattamente di fronte. Il che la rende una candidata ideale per capire come la materia di questo disco viene incanalata verso la superficie stellare».
TW Hydrae è già una sorvegliata speciale di un altro campione dell’Eso, Alma, che lo scorso anno ha individuato il possibile seme di un pianeta nel disco che circonda la stella. Ora Gravity ha permesso di isolare per la prima volta in quello stesso disco un meccanismo cruciale per l’evoluzione stellare: il trasferimento del gas dalla nube alla superficie della baby stella.
I risultati, pubblicati su Nature, mostrano che questo processo è guidato dal campo magnetico stellare, che attrae il materiale sotto forma di sottili colonne gassose. Questo fenomeno, noto come accrescimento magnetosferico, sarebbe il principale responsabile della gestazione stellare.
Grazie alla ricostruzione di Gravity, il team di ricerca ha isolato la regione di spazio attorno a TW Hydrae idealmente identificabile come la sua culla stellare. Ovvero, il luogo in cui avviene l’accrescimento magnetosferico. Si tratta di un’area molto piccola, almeno in termini astronomici: appena 3 milioni di chilometri, corrispondenti a circa 8 volte la distanza Terra-Luna. È in porzioni di spazio simili che, dopo la nascita, continuano a crescere le baby stelle.