Anche la spazzatura dà una mano alla scienza. Lungi dall’essere una necessità strettamente casalinga, lo smaltimento dei rifiuti è un problema anche per gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale e la Nasa lo risolverà con la tecnologia. Gli abitanti della ISS accumulano periodicamente fino a 2 tonnellate di spazzatura a bordo, per un totale di 12 tonnellate all’anno, che rispediscono ciclicamente a Terra con le navette degli approvvigionamenti. Se il sistema funziona nei viaggi spaziali “a portata di navetta”, che fare per i viaggi a più lunga gittata? La Nasa ha chiesto alle imprese statunitensi di inventare soluzioni tecnologiche per lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti e per il riciclo, con un bando per una partnership pubblico – privata.
L’idea è quella di evitare una compattazione dei rifiuti, fatta manualmente dagli astronauti, che occupa spazio e che limita il riuso di materiali e la messa in sicurezzadi elementi pericolosi biologicamente e fisicamente. I prototipi non partiranno da zero: la gestione dei rifiuti è nelle agende della Nasa dagli anni ’80 e da allora le soluzioni progettate sono innumerevoli: tra queste, le recenti “heat and melt compactor” e “trash to gas”. La prima prevede il recupero di acqua dai rifiuti con il trasferimento di calore e la compattazione; la seconda converte l’immondizia in metano da usare come propellente. Tra le invenzioni avveniristiche, lo scudo anti radiazioni spaziali, un disco derivato da spazzatura compattata con alta presenza di plastica.
Il bando della Nasa prevede una selezione in più fasi, dopo la validazione dei prototipi, una prima dimostrazione sul campo, per poi accedere alle prove sulla Stazione Spaziale già nel 2022. Il futuro dei viaggi spaziali è rivolto alla rinnovata esplorazione in orbita lunare e alla estensione della presenza umana nel Sistema solare e nello Spazio profondo, e sistemi che offrano una gestione logistica indipendente dalla Terra, con un approccio più sicuro e sostenibile sono, per la Nasa, una priorità.