MOLECOLE ORGANICHE/Secondo un nuovo studio coordinato dalla Brown University il pianeta nano ospita molto più materiale organico di quanto si pensasse. I risultati su Geophysical Research Letters

Giulia Bonelli14 giugno 2018

Cerere, l’oggetto celeste più grande della fascia principale del nostro sistema planetario, ospita sulla sua superficie materiale organico. La presenza dei ‘mattoni’ della vita sul pianeta nano non è una novità: i composti a base di carbonio sono stati individuati per la prima volta poco più di un anno fa da un team di scienziati coordinato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, grazie alle osservazioni dello spettrometro Vir fornito dall’Asi e installato sulla sonda Dawn della Nasa. Ora un nuovo studio della Brown University americana rilancia: non solo su Cerere si trovano molecole organiche, ma la loro quantità è di gran lunga maggiore di quanto si pensasse.

La scoperta, recentemente pubblicata su Geophysical Research Letters, pone nuove basi per valutare la potenziale abitabilità del pianeta nano, ma anche di corpi celesti simili. “Il nostro studio – spiega Hannah Kaplan, prima firma dell’articolo – mostra che è possibile ottenere risultati molto differenti a seconda del tipo di materiale organico utilizzato per confrontare e interpretare di dati di Cerere. Questo è importante non solo per Cerere stesso, ma anche per le future missioni che esploreranno gli asteroidi che a loro volta potrebbero contenere materiale organico.” Le stime iniziali sulla quantità di materiale organico erano state effettuate confrontando le osservazioni di Vir con dati di laboratorio su composti organici raccolti a Terra. I risultati all’epoca parlavano di una presenza organica compresa tra il 6% e il 10%. Il nuovo studio riesamina gli stessi dati raccolti da Dawn, utilizzando però come metro di paragone una fonte extraterrestre, i meteoriti. Alcune di queste rocce provenienti dallo spazio contengono infatti materiale organico, di natura leggermente diversa rispetto a quello che si trova sul nostro pianeta. Il risultato è stato sorprendente: “Se elaboriamo i dati di Cerere confrontandoli con campioni extraterrestri – spiega Kaplan – abbiamo bisogno di molto più materiale organico per far tornare i conti.” Ecco che con questo nuovo approccio la percentuale di molecole organiche subisce una vera e propria impennata: secondo il nuovo studio, si aggirerebbe tra il 40% e il 50%.

Circa metà del materiale sulla superficie di Cerere avrebbe dunque un interesse primario rispetto a futuri studi sull’abitabilità del corpo celeste studiato da Dawn. Considerato prima pianeta, poi asteroide e recentemente classificato come pianetanano, Cerere ha attirato su di sé l’attenzione degli astronomi per un altro segno distintivo, anch’esso necessario alla nascita della vita: la presenza d’acqua. Unita alla quantità di materiale organico sulla sua superficie, la storia liquida di Cerere rende così questo oggetto sempre più affascinante.