La ‘tintarella’ eccessiva fa male anche ai corpi celesti: è quanto emerge da un recente studio di Nature Communications che ha analizzato le fratture sulle rocce di Bennu, l’asteroide obiettivo della missione Osiris-Rex della Nasa. Le crepe, infatti, sono dovute all’azione del Sole, nello specifico allo choc termico causato dall’alternarsi del giorno e della notte sul piccolo corpo celeste; questa peculiarità è stata svelata dal set di fotocamere Ocams (Osiris-Rex Camera Suite) in dotazione alla sonda. Le immagini sono state analizzate da un team internazionale di ricercatori, coordinato dal Planetary Science Institute di Tucson (Arizona), che ha illustrato i risultati nell’articolo “In situ evidence of thermally induced rock breakdown widespread on Bennu’s surface”; all’indagine ha preso parte anche l’Inaf-Osservatorio di Padova.

La fratturazione termica è un processo erosivo all’origine di numerosi cambiamenti nelle rocce e nelle superfici dei pianeti: può incidere sull’aspetto e sulle dimensioni di singoli massi, produrre ciottoli di regolite e sgretolare le pareti dei crateri. Inoltre, è un fenomeno che gli esperti ritengono meritevole di approfondimento perché può rendere difficoltosa la valutazione dell’età dei ‘volti’ planetari. Le rocce di un corpo celeste si espandono quando vengono riscaldate dal Sole e si contraggono quando si raffreddano di notte: lo stress provocato dall’escursione termica crea delle fratture che aumentano lentamente con il trascorrere del tempo. Su Bennu, ad esempio, le temperature oscillano tra un massimo di 127°C e un minimo di -73°C; tuttavia, le sue crepe sono in gran parte di piccole dimensioni e prima dell’avvicinamento di Osiris-Rex all’asteroide non era stato possibile confermare l’esistenza di tale fenomeno.

Le fotocamere della sonda, che hanno scrutato la crosta dell’asteroide in alta risoluzione, hanno evidenziato anche tracce di esfoliazione su rocce dove lo choc termico ha prodotto il sollevamento di strati sottili. Questa caratteristica ha particolarmente colpito il team della ricerca perché è spesso associata ad altri processi erosivi derivanti, ad esempio, da precipitazioni atmosferiche, agenti chimici ed attività tettonica; Bennu, però, non ha atmosfera ed è troppo piccolo per essere dinamico. Osiris-Rex ha inoltre avvistato crepe che solcano i massi da nord a sud, seguendo la linea dello stress dovuto all’escursione termica. La scoperta delle ‘rughe’ di Bennu è ritenuta di grande rilievo dagli studiosi in quanto si tratta della prima volta in cui la fratturazione termica è stata individuata su un oggetto celeste privo di atmosfera. Gli autori del saggio intendono approfondire la ricerca per capire il livello di velocità con il fenomeno si verifica e, quindi, quanto rapidamente sia cambiata la superficie dell’asteroide; potranno essere senz’altro di grande aiuto i campioni che Osiris-Rex raccoglierà il prossimo autunno e che, secondo la tabella di marcia, saranno portati sulla Terra nel 2023.

In alto: alcuni esempi di fratture e sgretolamenti su Bennu (Crediti: Nasa/Goddard/Università dell’Arizona)