Come si sono formati gli asteroidi Bennu e Ryugu?

La struttura dei due corpi potrebbe essere simile a quella dei primi oggetti celesti formati nella nebulosa solare primordiale, e costituisce così un importante tassello della storia del nostro sistema planetario.

Secondo un nuovo studio, condotto da un team internazionale capitanato dal Laboratoire Langrange,  i due oggetti si sarebbero formati a seguito della distruzione di un asteroide più grande, nonostante i loro livelli di idratazione siano diversi. 

La forma e i livelli di idratazione sono parametri utili per tracciare la storia e l’origine dei due oggetti. Dalle immagini di Ryugu e Bennu ottenute rispettivamente dalle missioni Hayabusa 2 di Jaxa e da Osiris-Rex della Nasa sappiamo che questi piccoli asteroidi hanno una forma simile ad una trottola. 

Studi passati hanno evidenziato che tale forma è da ricondurre alla velocità di rotazione dei corpi, che nel corso del tempo è aumentata portando a un cambiamento nella loro sagoma. 

Sappiamo che la loro origine è composta da due fasi diverse. I corpi portano ‘cicatrici da impatto’ che non sono distribuite in modo casuale, ma si possono raggruppare. La sezione dell’emisfero orientale ha il maggior numero di crateri mentre l’area occidentale e le regioni polari ne sono quasi prive. Un dato che farebbe pensare che quest’area degli asteroidi si sia formata in un secondo momento.

La nuova teoria suggerisce che questi asteroidi siano frammenti di corpi più grandi che sono stati distrutti da una collisione con altri oggetti nella Cintura di asteroidi. La loro forma però non sarebbe connessa alla velocità di rotazione mutata nel tempo.

Il team di ricerca ha simulato la frammentazione dell’asteroide ‘genitore’ e le fasi gravitazionali successive durante le quali i frammenti si sono accorpati formando pile di macerie.  Analizzando le dimensioni dei frammenti, la distribuzione, la velocità di espulsione e la temperatura gli scienziati hanno determinato che gli sferoidi oblati sono comunemente formati da ‘mucchi di macerie riaccorpate’. 

Le simulazioni hanno evidenziato, inoltre, che aumentando l’angolo di attrito si tende a formare una frazione maggiore di detriti aggregati con forme più allungate. E questo spiegherebbe la loro struttura a forma di trottola.

L’analisi dei campioni delle missioni Hayabusa 2 e Osiris-Rex consentirà agli scienziati di verificare la loro teoria misurando con precisione la loro composizione e determinando l’età di formazione.

Lo studio è stato pubblicato su Nature.