Esercita una profonda influenza sul clima della Terra e sul ciclo dell’acqua e da essa dipendono risorse essenziali per l’agricoltura, l’energia e soprattutto l’utilizzo umano: è la neve, precipitazione atmosferica che ha risentito notevolmente del riscaldamento globale e che, in termini di copertura, ha subito riduzioni nell’estensione e nella durata. Per questo motivo, la neve rientra fra i fenomeni atmosferici maggiormente monitorati tramite i satelliti, che soprattutto grazie alle nuove tecnologie, si sono rivelati fondamentali per tracciare un quadro esaustivo dell’ammontare della sua copertura. Una nuova ricerca, appena pubblicata su Nature (articolo: “Patterns and trends of Northern Hemisphere snow mass from 1980 to 2018”), ha prodotto la prima valutazione affidabile dei cambiamenti avvenuti nella massa nevosa e ha consentito di identificare le differenti tendenze continentali.
Lo studio, che ha visto il coinvolgimento del Finnish Meteorological Institute (Fmi) di Helsinki e dell’Environment and Climate Change Canada, è stato elaborato nell’ambito della Climate Change Initiative (Cci): si tratta di un programma dell’Esa ideato per realizzare pienamente il potenziale delle informazioni derivanti dalle osservazioni satellitari della Terra a lungo termine. I dati presi in considerazione per il saggio riguardano circa 40 anni, dal 1980 al 2018, e sono focalizzati sull’emisfero settentrionale della Terra. Sono state utilizzate due serie di informazioni: quelle derivanti dalle osservazioni di satelliti passivi a microonde e quelle raccolte in loco e riguardanti soprattutto la profondità dello strato nevoso. L’esito dell’indagine è stato poi messo a confronto con le stime del programma GlobSnow, coordinato da Fmi e sostenuto da Esa.
Un primo elemento che spicca dall’analisi è la differenza nell’ammontare della massa nevosa tra Nord America, Europa ed Asia: essa appare in calo in Nord America, mentre risulta costante negli altri due continenti. L’estensione della coltre bianca, però, è diminuita ovunque. La combinazione di diverse serie di dati ha permesso inoltre di ottenere una stima particolarmente accurata della quantità di neve, con un margine di incertezza che è stato limitato al 7,4%. L’ammontare massimo annuale per la massa nevosa nell’emisfero nord della Terra è stato quindi fissato – con precisione – a 3062 giga-tonnellate. L’estensione temporale dei dati analizzati ha permesso di individuare una riduzione complessiva della neve abbastanza contenuta, ma con differenze da un continente all’altro e con grandi variabilità a livello regionale. In particolare, le aree maggiormente colpite dalla decrescita del manto nevoso sono quelle situate a sud, dove si è registrato anche un decremento delle precipitazioni nevose.
Il team della ricerca intende proseguire le indagini, sviluppando ulteriormente l’algoritmo di GlobSnow, e conta su un’espansione del programma Copernicus (Cimr – Copernicus Imaging Microwave Radiometer, approvato nel novembre 2019) che potrà fornire dati particolarmente utili – e con ampia risoluzione spaziale – per misurare l’estensione della coltre bianca e della sua massa.
In alto: i cambiamenti della massa nevosa tra 1980 e 2018 (Crediti: Finnish Meteorological Institute).