Si trova a soli 6,5 anni luce di distanza dal Sole ed è caratterizzata da un tempo decisamente poco invitante, con addensamenti nuvolosi e probabili piogge di ammoniaca e silicati: è Luhman 16A, una nana bruna che ha suscitato l’interesse degli studiosi per la presenza di fasce di nubi che sembrano ricordare quelle che solcano il volto di Giove. La scoperta, effettuata con il telescopio Vlt dell’Eso, ha visto l’utilizzo – per la prima volta, in questo tipo di indagine – della polarimetria, una tecnica che si basa sulla misurazione del grado di polarizzazione di radiazioni elettromagnetiche (soprattutto della luce). La sperimentazione è stata condotta da un gruppo internazionale di studiosi, tra cui anche rappresentanti della Nasa, coordinato dal Dipartimento di Astronomia dell’Istituto Caltech. I risultati sono stati illustrati nell’articolo “Detection of Polarization due to Cloud Bands in the Nearby Luhman 16 Brown Dwarf Binary”, in pubblicazione su The Astrophysical Journal e disponibile in anteprima sul sito del Caltech.
Le nane brune sono oggetti celesti che si formano dal collasso di nubi di gas, in maniera simile a quanto avviene per le stelle, ma a differenza di esse non hanno una massa sufficientemente grande per dare il via alle reazioni nucleari tipiche degli astri. Luhman 16A, che deve il nome al suo scopritore (l’astrofisico americano Kevin Luhman) e ha una massa pari a circa 30 volte quella di Giove, fa parte di un sistema binario in cui anche l’altro componente è una nana bruna, di simili dimensioni; il sistema è stato scoperto dalla missione Wise della Nasa nel 2013.
La condizione ‘meteo’ di Luhman 16A non è così rara: è stata infatti riscontrata evidenza di bande nuvolose su altre nane brune, osservate anche dal telescopio Spitzer della Nasa. Precedenti studi su Luhman 16A, inoltre, avevano teorizzato la presenza di nubi, ma le misurazioni effettuate avevano solo tenuto conto delle variazioni di brillantezza nel corso del tempo senza considerare la luce polarizzata. Gli autori del saggio, per avere evidenza della coltre nuvolosa, hanno impiegato in particolare lo strumento NaCo del Vlt e successivamente hanno realizzato dei modelli informatici; in base ad essi, hanno desunto che le bande nuvolose dovrebbero essere due, caratterizzate da un ‘meteo’ burrascoso, simile a quanto riscontrato per le nubi di Giove. Gli studiosi ritengono che la polarimetria, grazie a nuove procedure e metodologie di analisi dei dati, sia diventata più che mai precisa e sensibile e che possa costituire un valido strumento per analizzare varie tipologie di oggetto celeste.