La caccia alle eso-Terre si avvale di una nuova guida. Ricostruendo cinque fasi chiave nella storia evolutiva della Terra, un team di ricercatori dell’Università di Cornell ha sviluppato un ‘modello guida’ con l’obiettivo di fornire un mezzo che aiuti gli scienziati a caratterizzare esopianeti potenzialmente abitabili.
Con il potenzialmento dei telescopi di nuova generazione, spaziali e terrestri, questa guida supporterà gli studi nella caccia a pianeti simili al nostro, in sistemi solari a circa 50-100 anni luce di distanza.
La ricerca, come detto, si basa sulla ricostruzione delle condizioni presenti sulla Terra nel corso di cinque fasi geologiche: la prima fase riguarda la Terra prebiotica, 3,9 miliardi di anni fa, quando dense concentrazioni di anidride carbonica hanno avvolto il pianeta. La seconda rappresenta le condizioni di anossia presenti 3,5 miliardi di anni fa, quando la Terra era priva di ossigeno; le ultime tre fasi riguardano l’aumento dell’ossigeno in atmosfera partendo da una concentrazione di 0,2% ai livelli attuali del 21%.
«La Terra e l’aria che respiriamo sono cambiate drasticamente da quando il nostro pianeta si è formato, 4,5 miliardi di anni fa. Le fasi cronologiche dell’aumento di ossigeno non sono ancora del tutto chiare. Se gli astronomi riuscissero a scovare esopianeti con quasi l’1% degli attuali livelli di ossigeno terrestri, troverebbero tracce biologiche, etano e metano e potrebbero confrontarli con i nostri modelli relativi alle ere terrestri per capire in quale fase evolutiva si trova l’esomondo», spiega Lisa Kaltenegger, co-autrice dello studio.
Utilizzando i telescopi di nuova generazione come il James Webb della Nasa, il cui lancio è previsto a marzo 2021, o l’Extremely Large Telescope in Cile, programmato per il 2025, gli astronomi saranno in grado non solo di osservare il transito di un esopianeta davanti alla sua stella ospite, ma anche di rilevarne la composizione chimica in atmosfera.
«Una volta che l’esopianeta transita davanti alla sua stella sarà possibile decifrare le sue firme spettrali atmosferiche», commenta Kaltenegger. «Usando la storia geologica della Terra come chiave, possiamo individuare più facilmente tracce della chimica della vita su esopianeti lontani».