La tempesta perfetta del Sistema solare è grande da sola più della Terra. E si scatena sul mondo più esteso del nostro sistema planetario, Giove. Nota come grande macchia rossa, questa bufera spaziale è sotto osservazione da quasi due secoli. Ma probabilmente infuria sul gigante gassoso da almeno 350 anni. Dopo le prime osservazioni nel 1830, la macchia è entrata nel mirino delle sonde gemelle Voyager nel 1979 e più recentemente è stata studiata dalla sonda Juno, entrata in orbita gioviana nel luglio 2016.

È così che negli ultimi anni il portfolio della grande macchia rossa si è arricchito di moltissime immagini, che hanno permesso agli astronomi di analizzarne da vicino le caratteristiche.  Colore ocra, forma ovale e turbinosa rotazione antioraria: questi i segni particolari dell’uragano gioviano, che imperversa a circa 22° sotto l’equatore del gigante gassoso. Ma i dati più recenti hanno anche mostrato una repentina riduzione delle dimensioni della macchia, fenomeno ancora controverso per la comunità scientifica. Se alcune recenti indagini dell’Unione astrofili italiani mostrano addirittura un restringimento della macchia del 20% in pochi giorni, un altrettanto recente studio condotto dall’Università di Berkeley afferma invece che la tempesta di Giove è ben lontana dall’esaurirsi.

A trovare una quadra in questo enigma spaziale prova ora una ricerca guidata dal Cnrs francese. Secondo il nuovo studio, pubblicato oggi su Nature Physics, i dati osservativi sulla grande macchia rossa hanno il limite di essere “superficiali”. Nel senso più letterale del termine. Il gigante gassoso è infatti ricoperto da uno spesso strato di nubi, la cui opacità impedisce di scendere in profondità nei meandri della tempesta gioviana.

Per questo i ricercatori dell’Istituto di ricerca dei processi di non-equilibrio del Cnrs hanno utilizzato un modello matematico per studiare il fenomeno. Lo studio combina esperimenti di laboratorio e simulazioni numeriche per riprodurre i violenti vortici che animano la macchia di Giove. Analizzando le forze che si creano tra questi vortici, gli scienziati sono riusciti a risalire alle dimensioni della macchia.

I risultati si trovano nel mezzo rispetto alle teorie precedenti. La grande macchia rossa si starebbe davvero riducendo, ma solo per quanto riguarda la sua area superficiale complessiva. Lo spessore della macchia risulterebbe invece incredibilmente costante nel tempo. In altri termini, quello che avviene da anni è una sorta di stretching della bufera gioviana, che sta diminuendo in orizzontale mantenendo però intatta la sua struttura verticale. Questa ipotesi, basata per ora su un modello informatico, sarà testata nei prossimi mesi grazie a un novo set di dati in attesa dalla missione Juno. Se confermato, lo stretching della tempesta di Giove renderebbe ancora più affascinanti i misteri che si nascondono negli strati più nascosti del gigante gassoso.