3 marzo 1972. La sonda Pioneer 10 lascia il pianeta Terra per lanciarsi in un’impresa mai tentata prima: superare i pianeti interni e raggiungere il gigante Giove. Siamo nell’era pionieristica dell’esplorazione del sistema solare, tanto che la prima sfida della Pioneer è quella di sopravvivere al passaggio attraverso la fascia degli asteroidi tra Marte e Giove, una vasta zona considerata a lungo impenetrabile.
Ne esce indenne il 15 febbraio del 1973, dopo avervi transitato per sette mesi. Le primissime immagini di Giove arrivano da una distanza di 25 milioni di km, 500 scatti da una prospettiva inedita che si fa più dettagliata man mano che la sonda accorcia le distanze con il gigante gassoso fino raggiungere quota 132 mila kilometri dalla superficie.
Il bottino scientifico della Pioneer 10 è ricchissimo, il satellite raccoglie grandi quantità di dati e immagini, immortala i satelliti medicei, supera le orbite di Saturno, Urano e Nettuno e nel 1983 diviene il primo veicolo terrestre a lasciare il sistema solare e imboccare la via verso lo spazio interstellare.
Nel 1998 il primato di oggetto terrestre più distante gli viene strappato dalla Voyager 1 che, viaggiando a maggiore velocità supera, idealmente, la Pioneer 10. Ma il viaggio del satellite continua per altri 5 anni, fin quando, da una distanza di 80 unità astronomiche, 12 miliardi km dalla Terra, ne viene registrato l’ultimo, flebile segnale.
Nel 1974 la Nasa ha dedicato alla storia della missione anche un film documentario Jupiter Odissey, a dimostrazione di quanto fu significativo per l’epoca il successo dell’impresa compiuta dalla sonda.