CLIMA SPAZIALE/I dati della missione Mms della Nasa mostrano che il campo magnetico proveniente dal Sole disperde la sua energia attraverso il processo della riconnessione magnetica. I risultati su Nature
Giulia Bonelli9 maggio 2018
Dalle violente eruzioni che sprigionano più energia di milioni di bombe atomiche alle potenti folate di vento solare: la superficie della nostra stella è un ambiente decisamente turbolento. E quando le particelle elettricamente cariche sprigionate dal Sole arrivano fino a noi, possono deformare lo scudo magnetico della Terra, creando nuovi campi magnetici che si estendono per migliaia di chilometri. Ma che fine fa tutta questa energia?
Ora una delle principali missioni della Nasa dedicate al clima spaziale, Magnetospheric Multiscale (Mms), ha scoperto che il fenomeno responsabile della dispersione energetica è la cosiddetta ‘riconnessione magnetica’. Si tratta del processo per cui le linee di un campo magnetico si rompono e poi si ricongiungono violentemente – lo stesso meccanismo che provoca ad esempio le aurore polari. Nel caso del campo magnetico terrestre, i dati provenienti da Mms mostrano che la riconnessione produce getti di elettroni invece che di ioni, come avviene in altri casi, e che queste particelle si muovono circa 40 volte più velocemente della media.
I risultati, pubblicati oggi su Nature, potrebbero aiutare gli scienziati a comprendere il ruolo della riconnessione magnetica in altre zone del nostro sistema planetario, ad esempio nella corona solare. “Questa scoperta – commenta Tai Phan dell’Università della California, leader dello studio – contribuisce a capire i meccanismi per cui i turbolenti campi magnetici attorno alla Terra dissipano la loro energia nell’universo.”