Il Pianeta Rosso è sempre sulla cresta dell’onda ed è protagonista di un nuovo studio appena pubblicato su Nature Astronomy: questa volta, però, non fa parlare di sé per l’acqua o il clima ma per un particolare fenomeno che si verifica nella sua ionosfera e che è stato inaspettatamente scoperto dalla sonda Maven (Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN) della Nasa.

La sonda, come illustrato nell’articolo “Constantly forming sporadic E-like layers and rifts in the Martian ionosphere and their implications for Earth”, ha individuato nella parte elettricamente carica dell’atmosfera di Marte la presenza di strati di plasma e di increspature dove esso è meno abbondante, che richiama fenomeni simili e molto comuni nell’atmosfera terrestre. Tali eventi sono all’origine di interferenze nelle comunicazioni radio e nonostante siano noti da decenni sono in parte ancora misteriosi perché si formano ad altitudini che, dalla Terra, sono difficili da studiare.

Secondo gli esperti del Centro Goddard della Nasa (che ha coordinato la ricerca), la scoperta di Maven riveste grande importanza: sia perché attesta che questi processi possono avvenire anche su altri pianeti, sia perché su Marte, rispetto alla Terra, possono essere studiati più agevolmente. Infatti, nella ionosfera del nostro pianeta, gli strati di plasma si formano ad un’altezza di circa 100 chilometri, dove l’aria è troppo sottile per consentire il volo degli aerei ma è troppo spessa perché vi possano orbitare i satelliti; l’unico modo per raggiungere questa parte dell’atmosfera è tramite i razzi-sonda, ma si tratta di missioni che durano poco tempo prima di rientrare sulla Terra. Questi strati, che si formano all’improvviso e durano alcune ore, si comportano come giganteschi specchi che fanno rimbalzare le onde radio, provocando interferenze che possono creare problemi alle comunicazioni nei trasporti aerei e marittimi e ai radar militari.

Su Marte la situazione è differente: sonde come Maven possono effettuare orbite a basse altitudini e sono in condizioni di poter studiare  direttamente gli strati di plasma, che, tra l’altro, hanno una durata maggiore rispetto a quelli della Terra.  La scoperta della missione Nasa rivoluziona teorie e modelli relativi a questi fenomeni; alcuni di essi, come la presenza di aree dove il plasma è poco abbondante, erano completamente sconosciuti in precedenza. Gli autori del saggio, con ulteriori osservazioni, contano di poter costruire modelli informatici più accurati dei processi fisici alla base di questi fenomeni e ritengono che Marte possa costituire un ottimo laboratorio di ricerca per comprendere i meccanismi ad essi sottesi quando si verificano sulla Terra.

Il video della Nasa che illustra la scoperta