L’intelligenza artificiale può aiutarci a scoprire civiltà aliene? Se l’occhio inganna, anche l’A.I. può essere fuorviante? E’ la domanda di Gabriel G. De la Torre, un neuropsicologo dell’Università di Cadice che, prendendo spunto da un intrigante esperimento visivo su Cerere, mette in discussione l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la ricerca di vita extraterrestre. I risultati dello studio, pubblicato sulla ‎‎rivista Acta Astronautica, mirano a confrontare il modo in cui gli esseri umani e le macchine riconoscono le immagini planetarie.

‎Sul pianeta nano Cerere una rete neurale artificiale ha identificato una struttura quadrata all’interno di un triangolo nel cratere Occator. La forma geometrica è visibile nella regione di Vinalia Faculae ed è stata catturata dalla sonda Dawn della Nasa il 6 luglio 2018 ad un’altitudine di circa 58 chilometri. Sulla percezione visiva del quadrato De la Torre ha condotto un esperimento per raffrontare l’intelligenza umana con l’intelligenza artificiale. Gli sviluppi sperimentali potrebbero avere implicazioni sulla ricerca della vita extraterrestre del programma Seti.

Nel cratere Occator si vede un quadrato o anche un triangolo? Questa la domanda posta a 163 volontari digiuni di astronomia. ‎Parallelamente, sulle immagini si è esercitato un sistema di visione artificiale basato su reti neurali convoluzionali, addestrato con migliaia di immagini di quadrati e triangoli.‎ ‎”Sia le persone sia l’intelligenza artificiale hanno rilevato una struttura quadrata nelle immagini, ma l’I.A. ha anche identificato un triangolo. Il quadrato sembra inciso nel triangolo‎”, osserva De la Torre, “quando l’opzione triangolare è stata mostrata agli esseri umani, la percentuale di persone che affermano di averla vista è aumentata significativamente”.

Lo studio ha messo in evidenza come l’Intelligenza artificiale potrebbe confondere gli esseri umani, rilevando elementi non veritieri, compromettendo la sua utilità per il programma Seti. L’A.I., poi, risente anche dei preconcetti dei propri supervisori e degli sviluppatori. ‎”D’altra parte” spiega De la Torre “se l’intelligenza artificiale identifica qualcosa che la nostra mente non può capire o accettare, potrebbe in futuro portarci oltre il nostro livello di conoscenza”.