Un mondo inospitale, caratterizzato da temperature da ‘bollino rosso’ e anche di più, dove non riescono a resistere neppure le molecole di idrogeno della sua atmosfera: è il poco invitante identikit di Kelt-9b, un esopianeta appartenente alla ‘famiglia’ degli Hot Jupiter. Il corpo celeste in questione orbita intorno alla stella Kelt-9, situata ad una distanza di circa 670 anni luce dalla Terra, e le sue peculiarità sono al centro di un nuovo studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters (articolo: “Evidence for H2 Dissociation and Recombination Heat Transport in the Atmosphere of KELT-9b”). L’indagine, curata da un team internazionale di ricercatori, è stata coordinata dal Dipartimento di Scienze Geofisiche dell’Università di Chicago e si è basata sui dati del telescopio spaziale Spitzer della Nasa, che dal 30 gennaio prossimo andrà ‘in pensione’. Kelt-9b, la cui massa è circa tre volte quella di Giove, è stato individuato nel 2017 con il sistema di telescopi Kelt (Kilodegree Extremely Little Telescope).
Come avviene tipicamente per i rappresentanti della categoria gioviani caldi, Kelt-9b orbita molto vicino alla sua stella e le sue condizioni climatiche non sono compatibili con lo sviluppo della vita: la sua temperatura superficiale raggiunge 4300 gradi Celsius, rendendolo l’Hot Jupiter più infuocato individuato sinora. I dati di Spitzer hanno evidenziato che il clima rovente influisce sull’atmosfera dell’esopianeta, in cui le molecole dell’idrogeno finiscono per essere fatte a pezzi; il fenomeno si manifesta sul lato illuminato di Kelt-9b, mentre quello buio – relativamente più fresco – permette alle molecole di riformarsi fino a che non torneranno a fluttuare dall’altra parte. Il pianeta, infatti, è talmente legato alla stella che le presenta sempre la stessa faccia, mentre l’altro versante è caratterizzato da una notte infinita.
Il gruppo di lavoro ha misurato la temperatura del gioviano grazie alla sensibilità di Spitzer nell’infrarosso e ha successivamente utilizzato modelli informatici per studiare i comportamenti dell’atmosfera, soprattutto per comprendere l’influenza esercitata dalle radiazioni stellari. Nello specifico, il telescopio Nasa ha consentito di registrare le variazioni del calore e i cambiamenti nell’atmosfera durante il ‘girotondo’ di Kelt-9b intorno alla sua stella; la vicinanza tra i due oggetti celesti è tale che un ‘anno’ del pianeta equivale solamente ad un giorno e mezzo terrestre. Il modello basato sui dati di Spitzer ha messo appunto in rilievo l’instabilità delle molecole di idrogeno, che si spezzano e si ricompongono in un processo noto come ‘dissociazione e ricombinazione’. Al momento Kelt-9b è l’unico Hot Jupiter noto su cui è stato riscontrato questo fenomeno, ma gli autori del saggio non escludono che si possa verificare su altri gioviani particolarmente roventi.