Un’astronave che viaggia nello spazio interstellare con a bordo migliaia di persone in stato di ibernazione: Morten Tyldum, regista di Passengers, lo aveva raccontato nel suo film, e non è stato l’unico. Oggi, questo scenario non sembra così distante dalla realtà.
La notizia arriva dall’Agenzia Spaziale Europea, che attraverso uno studio ha spiegato come lo sviluppo di una tecnologia che consenta lo stato di ibernazione possa tramutarsi nella maniera migliore per far viaggiare gli astronauti in missioni di lunga durata.
Raggiungere Marte richiede quasi sette mesi di permanenza nello spazio e se parliamo di Giove, ad esempio, arriviamo fino a sei anni. Questi viaggi richiedono delle astronavi con tecnologie avanzate in grado di supportare l’equipaggio in maniera consona e un’adeguata protezione degli astronauti all’esposizione prolungata alle radiazioni. Ma per quanto tecnologicamente avanzate potrebbero essere le astronavi del futuro, la permanenza nello spazio potrebbe essere ‘dannosa’ per l’equipaggio, psicologicamente e fisicamente parlando. La soluzione migliore potrebbe essere proprio l’ibernazione, una sorta di letargo in cui l’attività metabolica degli astronauti si riduca di tre quarti mantenendo questo stato per un periodo di tempo molto ampio.
«Abbiamo esaminato come un team di astronauti potrebbe essere messo in ibernazione, cosa fare in caso di emergenze, come gestire la sicurezza e anche quale impatto l’ibernazione avrebbe avuto sulla psicologia del team», commenta Robin Biesbroek, del Concurrent Design Facility dell’ESA. «Infine abbiamo creato un primo schizzo dell’architettura dell’habitat e abbiamo creato una tabella di marcia per raggiungere un approccio convalidato per portare gli esseri umani su Marte entro 20 anni».
L’ibernazione gioverebbe anche sulla massa totale del veicolo spaziale e ridurrebbe il consumo dei rifornimenti necessari alla sopravvivenza del team di bordo, e di conseguenza avrebbe un riscontro positivo anche in termini di costi.
«L’idea di base, di mettere gli astronauti in letargo di lunga durata, non è in realtà così folle: un metodo ampiamente comparabile è stato testato e applicato in medicina, nei pazienti con traumi, in terapia intensiva, e in quelli destinati a subire interventi chirurgici importanti», afferma Jennifer Ngo-Anh, responsabile del team di ricerca. «La maggior parte dei principali centri medici hanno protocolli per indurre l’ipotermia nei pazienti a ridurre il loro metabolismo per guadagnare tempo».
C’è ancora molto lavoro da fare per poter attuare una processo di ibernazione. Però, possiamo dire che quanto abbiamo visto sul grande schermo fino ad oggi, sembra essere stato quasi una ‘profezia’.