Una spruzzata di fini particelle che spicca sullo sfondo scuro dello spazio e che inizialmente sembrava un gruppo di stelle: questo è il particolare notato dagli studiosi in un ritratto dell’asteroide Bennu, realizzato dalla sonda Osiris-Rex della Nasa poco dopo il suo rendez-vous con l’oggetto celeste. L’inattesa scoperta, che potrebbe gettare nuova luce sulla natura di Bennu e sul comportamento degli asteroidi in genere, è al centro di un recente articolo di Science (“Episodes of particle ejection from the surface of the active asteroid 101955 Bennu”); lo studio, coordinato dall’Università dell’Arizona, è stato condotto da un team internazionale di esperti che annovera anche rappresentanti dei centri Goddard e Jpl della Nasa.

Il fenomeno è stato osservato nelle immagini scattate dalla fotocamera NavCam 1 della sonda lo scorso 6 gennaio. Dopo aver constatato che l’espulsione di questi fini detriti non era nociva per la sicurezza di Osiris-Rex, i tecnici della missione hanno avviato una campagna di osservazioni mirate; altre emissioni si sono verificate il 19 gennaio e l’11 febbraio. Dalle indagini condotte è subito emerso che i tre eventi sono avvenuti in quello che per Bennu è il tardo pomeriggio, ma in due zone differenti: l’emisfero meridionale per la prima fuoriuscita e un’area prossima all’equatore per le altre due. Dopo essere state espulse, le particelle sono rimaste brevemente in orbita intorno all’asteroide e poi sono ricadute sulla sua superficie o si sono disperse nello spazio. I ricercatori hanno cercato di chiarire le possibili origini del fenomeno e hanno formulato tre ipotesi: impatto di meteoroidi, stress termico e rilascio di vapore acqueo.

La prima ipotesi potrebbe essere plausibile, visto che Bennu si trova in una regione dello spazio dove le collisioni con i meteoroidi sono frequenti. Lo stesso vale per la seconda proposta perché l’asteroide, durante il suo periodo di rotazione, è soggetto ad un’intensa escursione termica che potrebbe aver fratturato le rocce. Nel caso del vapore acqueo, il rilascio potrebbe dipendere dalle rocce argillose contenenti acqua che, riscaldate e sottoposte a pressione, si spaccherebbero. Questi processi potrebbero essersi verificati anche congiuntamente, specie i primi due che caratterizzano in genere i piccoli asteroidi; il rilascio di vapore acqueo, invece, è tipico degli asteroidi che presentano minerali ricchi di acqua, come Bennu.

Per approfondire la questione, gli scienziati attendono il rientro dei campioni rocciosi che Osiris-Rex raccoglierà nell’estate del 2020: infatti, in essi potrebbero esserci anche le particelle ricadute sulla superficie dell’asteroide.