Sono relativamente comuni, tranquille e rappresentano una via di mezzo tra le loro colleghe ordinarie e quelle attive: si tratta di una particolare categoria di galassie, che recentemente si è resa protagonista di un clamoroso exploit. Queste galassie intermedie sono definite Liner (Low-ionization nuclear emission-line region, ovvero regione nucleare a linee di emissione a bassa ionizzazione) e sono al centro di uno studio internazionale, che è stato coordinato dal Dipartimento di Astronomia dell’Università del Maryland e annovera tra le istituzioni partecipanti il Centro Goddard della Nasa. La ricerca è stata pubblicata ieri su The Astrophysical Journal (articolo: “A New Class of Changing-look Liners”).

Le Liner, che costituiscono circa un terzo delle galassie vicine, hanno suscitato un notevole dibattito sull’origine della loro luminosità. La luce delle galassie ordinarie deriva principalmente dalle loro stelle, mentre quella delle galassie attive si deve al buco nero super-massiccio centrale, che emette lampi scintillanti durante i suoi ‘pasti’. Tenendo presente queste condizioni, gli astronomi hanno formulato due ipotesi per i bagliori delle Liner: secondo la prima, ne sarebbe responsabile il nucleo anche se debolmente attivo, mentre la seconda chiama in causa le nursery stellari situate subito fuori del nucleo galattico. Sei galassie Liner, apparentemente miti, hanno vivacizzato il dibattito: il team della ricerca le ha sorprese in un repentino cambiamento che le ha portate a trasformarsi da entità dimesse in quasar risplendenti. La scoperta è stata effettuata durante i primi nove mesi di attività della Zwicky Transient Facility, un programma di mappatura automatica della volta celeste, che ha il suo quartier generale presso l’Osservatorio Palomar (California) ed è attivo dal marzo 2018.

Gli studiosi ipotizzano che il sestetto in questione sia teatro di un nuovo tipo di attività dei buchi neri centrali: questi ultimi sarebbero passati da una condizione dormiente a quella di quasar in base ad un processo di transizione che gli specialisti definiscono ‘changing look’. Un fenomeno del genere finora era stato osservato nelle galassie di Seyfert, una categoria particolarmente attiva: in effetti gli autori dell’articolo avevano iniziato la loro ricerca partendo proprio dai processi di transizione di questo tipo di galassie e poi si sono imbattuti appunto in una nuova tipologia di nuclei galattici attivi. Gli astronomi intendono approfondire l’indagine per capire quale fattore abbia potuto scatenare un mutamento così profondo ed improvviso, avvenuto in un breve periodo compatibile con il tempo umano.