Hanno sulle spalle solo 45 milioni di anni, un dato che – in termini astronomici – li qualifica come juniores.  Sono i componenti di un sistema situato a circa 150 anni luce dalla Terra, nell’associazione stellare Tucano-Orologio: un pianeta ‘preadolescente’ e la sua giovane stella ospite. I due oggetti celesti, soprattutto il pianeta che è stato scoperto grazie alla missione Tess della Nasa, sono al centro di un nuovo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters (articolo: “Tess Hunt for Young and Maturing Exoplanets (Thyme): A Planet in the 45 Myr Tucana-Horologium Association”); la ricerca, coordinata dal Dipartimento di Fisica ed Astronomia del Dartmouth College (New Hampshire, Usa), è stata condotta da un team internazionale di astronomi e ha visto anche il coinvolgimento dell’Osservatorio astronomico di Campo Catino (Frosinone).

Gli esopianeti giovani sono tenuti in grande considerazione dagli esperti perché offrono uno spaccato dei meccanismi sottesi all’evoluzione planetaria: trattandosi di processi la cui durata non è assolutamente compatibile con quella della vita umana, è fondamentale poterli osservare in tempo reale su questi specifici oggetti celesti. L’esopianeta preadolescente risponde alla poco poetica sigla di Ds Tuc Ab ed è uno dei pochi ad orbitare una stella relativamente giovane, Ds Tuc A. Tess, il cacciatore di esopianeti, lo ha scoperto con il metodo del transito nel novembre 2018 ma per confermare lo status di Ds Tuc Ab è stato necessario il supporto dei dati di Spitzer, altra missione ‘targata’ Nasa, e di una serie di telescopi di terra, come il Salt (South African Large Telescope). Il pianeta giovinetto si trova in una fase in cui la sua crescita si è fermata, ma sta vivendo rapidi cambiamenti: contrazione dovuta al raffreddamento interno, calo di massa e perdita dell’atmosfera a causa delle radiazioni stellari. Ds Tuc Ab, la cui massa effettiva non è ancora nota, si colloca – per dimensione – tra Nettuno e Saturno, e orbita ogni 8 giorni intorno alla sua stella, che è la principale di un sistema binario (la compagna è Ds Tuc B).

Secondo un modello corrente, i pianeti tendono ad avere grandi dimensioni subito dopo la loro formazione e a rimpicciolirsi successivamente a causa del raffreddamento e della perdita di atmosfera. Ds Tuc Ab è ancora in fieri e il gruppo di lavoro spera di coglierlo nelle fasi cruciali della sua evoluzione, non solo per capire quale piega prenderà la sua esistenza, specie per quanto riguarda l’atmosfera, ma anche per verificare quanto la perdita dell’involucro gassoso possa aver inciso sui pianeti maturi. Gli autori dello studio, che prevedono di analizzare la luce di Ds Tuc A per raccogliere ulteriori dati su Ds Tuc Ab, ritengono che l’analisi di sistemi planetari diversi dal nostro possa essere di aiuto anche per capire come e perché il Sistema Solare (e quindi anche la Terra) sia giunto alle condizioni odierne.