Quarant’anni fa usciva Unknown Pleasures, un album che avrebbe segnato profondamente la musica inglese dei primi anni ’80. Era l’estate del 1979 e debuttavano così i Joy Division, band di ventenni attivi nella contea di Manchester che divennero presto icona del post-punk britannico. Il loro successo fu travolgente quanto fulmineo, a causa del suicidio ad appena 23 anni del cantante Ian Curtis, l’anno successivo all’uscita del disco.
Disco che ancora oggi resta uno dei capisaldi del gothic rock, con una copertina che ha fatto il giro del mondo: nessun titolo, soltanto un’immagine tratta dall’Enciclopedia di Astronomia di Cambridge che rappresenta le pulsazioni elettromagnetiche prodotte dalla prima pulsar mai scoperta. Si tratta di B1919+21, scovata nel 1967 dall’astrofisica irlandese Jocelyn Bell, che ha registrato per la prima volta il segnale emesso dal densissimo corpo celeste prodotto dall’esplosione di una supernova.
Quest’anno, nel quarantesimo anniversario della pulsar dei Joy Division, un team di ricerca dell’Università di Manchester ha analizzato lo stesso oggetto con un radiotelescopio dell’Osservatorio di Jodrell Bank, che curiosamente si trova a soli 23 chilometri dallo studio dove è stato inciso l’album. La cover del disco, spiegano gli astronomi, rappresenta 80 linee che corrispondono a 80 impulsi luminosi emessi da B1919+21.
L’andamento irregolare degli impulsi era difficile da capire quando il segnale è stato registrato la prima volta. Ma i nuovi dati mostrano che le onde radio sono prodotte da particelle che schizzano fuori dalla pulsar alla velocità della luce, il che rende ogni flash assolutamente unico: può essere più o meno intenso, ma non replicabile. Una buona metafora anche per la musica dei Joy Division, il cui primo e unico album resta ancora oggi fonte d’ispirazione.