Un tripudio di colori che emerge prepotentemente dallo sfondo scuro dello spazio e sembra ricordare uno spettacolo pirotecnico: così si è presentata Eta Carinae, massiccio sistema binario, all’obiettivo di Hubble, che l’ha ritratta anche nell’ultravioletto. La stella binaria, situata a 7.500 anni luce dalla Terra, nella costellazione della Carena, è da decenni nel mirino degli studiosi che si interrogano non solo sulle sue peculiarità, ma anche su quale sarà la sua sorte. Nel 1843 Eta Carinae fu protagonista di un’intensa esplosione, che la fece diventare per oltre un decennio così luminosa da renderla un punto di riferimento per i marinai; oggi l’astro, che inizialmente doveva avere una massa pari a 150 volte quella del Sole, ha preso la brillantezza ed è pressoché invisibile ad occhio nudo. Tuttavia, le conseguenze di quella che è stata definita la ‘Grande Eruzione’ sono ancora presenti perché Eta Carinae è sopravvissuta e si mostrano sotto forma di lobi tondeggianti di gas, polveri e filamenti di materiale espulsi dalla stella binaria durante il drammatico evento.
Nel corso della sua quasi trentennale carriera Hubble ha osservato più volte Eta Carinae, ma nel nuovo ritratto (eseguito con la Wide Field Camera 3) è stata mappata anche la luce ultravioletta del magnesio nascosto nel gas caldo (le aree di colore blu); nel corso dell’indagine, gli astronomi sono rimasti molto sorpresi nel riscontrare la presenza di gas in zone dove non era stato precedentemente individuato. Da tempo è noto che quanto espulso durante la ‘Grande Eruzione’ è stato riscaldato dalle onde d’urto, prima di impattare con altro materiale emesso dalla stella binaria prima del 1843. Quindi, per quanto riguarda il magnesio, i ricercatori pensavano di imbattersi in una situazione simile; invece, la nuova immagine mostra un’inedita e luminosa struttura di magnesio situata nello spazio tra i due lobi polverosi e i filamenti ricchi di azoto caldo (in rosso). In definitiva, il team della missione ha scoperto una vasta riserva di gas caldo che è stato emesso durante la ‘Grande Eruzione’ ma non è entrato in collisione con il materiale circostante Eta Carinae; la riserva si trova in gran parte in un luogo ritenuto una cavità e, secondo gli astronomi, potrebbe fornire alla stella binaria un surplus di energia per una nuova esplosione.
La scoperta di questo gas è di fondamentale importanza per comprendere come sia iniziata la ‘Grande Eruzione’ perché rappresenta un’espulsione rapida ed energica di materiale che dovrebbe essere avvenuta prima della formazione dei due lobi tondeggianti. L’episodio del 1843 è stato particolarmente eclatante, ma nella sua esistenza millenaria Eta Carinae ha vissuto altre eruzioni con conseguente emissione di materiale. Un’ipotesi formulata per spiegare il fenomeno sostiene che i periodici sconvolgimenti siano stati causati da una complessa interazione addirittura fra tre stelle; una di esse dovrebbe essere stata letteralmente divorata da quella più massiccia nel terzetto e il lauto pasto sarebbe stato all’origine della ‘Grande Eruzione’. Nonostante gli sconvolgimenti, Eta Carinae ancora resiste e probabilmente arriverà al capolinea come supernova.