Trovarle è un rebus, ma potrebbero essere la ‘culla’ di forme di vita per la probabile presenza di acqua: sono le lune degli esopianeti, che, a causa delle interazioni con il loro corpo celeste di riferimento, potrebbero essere dotate di acqua liquida. A questi particolari satelliti naturali è dedicato lo studio “Mean motion resonances with nearby moons: an unlikely origin for the gaps observed in the ring around the exoplanet J1407b”, condotto dall’Università di Lincoln (Regno Unito) e pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

I pianeti extrasolari suscitano un profondo interesse nella comunità scientifica, intenta a cercare quelli che presentano condizioni ambientali compatibili con la vita: sono quasi 4mila gli esemplari sinora scoperti e tra essi solo una piccola percentuale si trova nella cosiddetta ‘zona abitabile’. Tuttavia, secondo l’autore dello studio – l’astrofisico Phil Sutton, alcuni esopianeti potrebbero avere delle lune ‘acquatiche’: riscaldate internamente dalla spinta gravitazionale del loro pianeta, le esolune potrebbero sviluppare acqua liquida pur trovandosi al di fuori della zona abitabile. Lune del genere, potenzialmente favorevoli allo sviluppo di forme di vita, dovrebbero essere più frequenti in abbinamento ai giganti gassosi. Le esolune non sono di facile reperimento, a causa delle loro dimensioni ridotte e della loro distanza dalla Terra; di conseguenza, per individuarle occorre andare a ‘caccia’ degli effetti da esse prodotti nel loro circondario, come l’influenza sugli anelli planetari. È questo l’esempio proposto dallo studio, che si centra soprattutto su J1497b, un esopianeta situato a 560 anni luce dalla Terra e noto per avere un sistema di anelli con dimensioni tali da far impallidire Saturno (sono 200 volte più larghi – in alto, un’elaborazione artistica – credits: Ron Miller).

Gli effetti di un’eventuale luna sono stati verificati tramite simulazioni informatiche; i modelli dell’esopianeta, che ha una massa tra 30 e 130 volte quella di Saturno, hanno preso in considerazione vari parametri, tra cui le forze gravitazionali tra le particelle degli anelli, e la presenza di una luna, fatta orbitare all’esterno di essi con differenti rapporti. I risultati dell’indagine mostrano che la luna ha prodotto un effetto di dispersione delle particelle lungo il bordo esterno degli anelli, mentre è improbabile che possa aver originato gli spazi all’interno di essi. Secondo l’autore della ricerca, le esolune meritano ulteriori attenzione e approfondimenti in quanto possono offrire scenari interessanti nello studio dei sistemi planetari extrasolari, con particolare riferimento all’abitabilità.